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Pescara, 24/11/2024
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04/06/2014
Il Messaggero
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Disoccupati, nuovo record storico. I senza lavoro al 13,6% E tra i più giovani il tasso schizza al 46%. Abruzzo, profondo rosso. Di Cesare(Cgil): «Il mercato non si rialza da solo» |
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ROMA Una corsa senza freni che riporta l’Italia indietro di 36 anni. Era dal 1977 che la disoccupazione non raggiungeva vertici così drammatici. Con un ulteriore balzo, l’undicesimo consecutivo, il tasso dei senza lavoro, nei primi tre mesi del 2014, ha toccato il 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una nuova fuga in avanti che non risparmia nessuno visto che l’indicatore coinvolge entrambi i generi, portandosi al 12,9% per gli uomini e al 14,5% per le donne. CRISI SENZA FINE
I numeri dicono che i disoccupati in Italia sono adesso 3,5 milioni. Il che vuol dire che nel giro di un anno l’area degli individui a spasso è cresciuta di ben 200 mila unità. La situazione assume connotati apocalittici sul fronte giovanile: il tasso dei senza lavoro tra i 15 e i 24 anni è al 46%. Preoccupa anche il calo del tasso di occupazione, sceso di 0,2 punti percentuali ad aprile al 55,4% (-0,3 punti sull’anno). In termini generali la situazione più pesante avvilisce il mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione è arrivato al 21,7% e tra i giovani vola fino al 60,9%. In particolare tra i 15 e i 24 anni sono 347mila i ragazzi in cerca di lavoro (il 14,5% della popolazione in questa fascia d'età). Quanto al dato sull’inattività, il numero di individui in questa condizione, tra 15 e 64 anni, è in aumento dello 0,6% rispetto a marzo (+81mila), ma in diminuzione dello 0,6% rispetto a 12 mesi prima (-84mila). Il tasso di inattività si attesta così al 36,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e in diminuzione di 0,1 punti su base annua. BOMBA AL SUD
L’aggravarsi della disoccupazione appare più preoccupante in considerazione del fatto che nell’eurozona il fenomeno si affievolisce: il tasso ad aprile è sceso all'11,8 dall'11,7%, mentre un anno fa era al 12%. «Il dato sulla disoccupazione – ha cercato di rassicurare Giuliano Poletti – è figlio della crisi che abbiamo alle spalle». «D’altra parte – ha comunque riconosciuto il ministro del Lavoro – abbiamo bisogno di una ripresa molto più forte, altrimenti in questa fase una piccola ripresa non produce occupazione». Accenti molto preoccupati dal fronte industriale. «Stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle» ha sibilato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi che, lamentandosi per la stagnazione dei consumi, è tornato ad invocare «interventi forti sulla riduzione del costo del lavoro». Sulla crescita della diseguaglianza tra nord e sud ha puntato l’attenzione il segretario Cgil, Susanna Camusso che ha invocato un allentamento della politica dei rigore di bilancio. «Non basta continuare a ragionare di debito e di tagli - ha infatti spiegato il leader sindacale - ma bisogna ragionare di creazione di lavoro, altrimenti qualunque ragionamento sulla crescita è appeso alla speranza». E a questo proposito, Graziano Delrio ha invocato un nuovo corso in Europa. «Servono politiche che cambino verso alla logica del solo rigore» ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Disoccupazione al 13,8%. Abruzzo, profondo rosso Di Cesare: «Il mercato non si rialza da solo» Spina: «Toccato il fondo» Le rilevazioni dell'Istat sono impietose soprattutto quando dalle percentuali si passa ai valori assoluti relativi al mercato occupazionale. Le persone in cerca di occupazione sono passate dalle 65mila del primo trimestre dello scorso anno (63 mila nell'intero 2013) alle 76mila dei primi tre mesi 2014. Gli occupati sono scesi a 475 mila (500mila nello stesso periodo del 2013 e 490 mila a tutto lo scorso anno). A livello nazionale, il tasso di disoccupazione, nel primo trimestre del 2014, è cresciuto dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, arrivando al 13,6%. LE REAZIONI DEI SINDACATI «Abbiamo toccato il fondo - spiega Maurizio Spina, segretario regionale Cisl - e questa crisi incide tantissimo sull’edilizia, abbiamo una situazione di 15 mila occupati in meno. Non servono le regole, servono politiche di investimento, abbiamo bisogno del nuovo governo da cui dipenderanno le capacità di ripresa della Regione. Il problema è dell’edilizia ma anche dal mancato pagamento degli ammortizzatori in deroga che portano le piccole imprese a licenziare in presenza di incertezza. Le imprese licenziano se non c’è fiducia, non c’è altro spazio». Allarga le braccia anche Gianni Di Cesare, il leader abruzzese di Cgil: « Il punto però è: o si fa una politica orientata verso il lavoro o le cose non si risolvono da sole. E ancora: la questione della programmazione europea non è ancora pronta, servono piani operativi specificamente orientati al lavoro. Abbiamo chiesto alla Regione di affrontare la legge sui contratti di solidarietà e di rifinanziare la cassa in deroga. Ma qui stiamo aspettando ancora il Consiglio. Se non c’è un intervento orientato dello Stato non ne usciamo, il mercato da solo non si rialza». Campo, segretario regionale Uil chiude il cerchio: «E’ un mezzo disastro da tutti i punti di vista, sono dati univoci e vanno nella stessa direzione. Ma il quadro è sconsolante: la cassa in deroga? Arriveranno a giugno i 400 milioni per iniziare a coprire il 2014 con nuovi criteri che saranno restrittivi. Si conferma il gravissimo errore da parte dei governi, anche precedenti, di indebolire in piena crisi occupazione la cassa inderoga senza aver attivato alcunchè in tema di politiche attive del lavoro. L’altro aspetto è che dal 2000 al 2008, nel pre crisi, tra stagnazione e recessione, l’occupazione in Abruzzo seppur di cattiva qualità, ha retto, adesso si fa un grosso passo indietro in tutte le voci».
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