VENEZIA Il romanzo delle tangenti veneziane ha un capitolo introduttivo fondamentale. È costituito da parole che scottano, accuse che vengono da persone inserite nel sistema, anzi cuore del sistema delle elargizioni. Ovvero, Piergiorgio Baita, presidente di Mantovani, e Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova. È soprattutto con queste chiamate di correo che l’ex governatore Giancarlo Galan e l’assessore regionale Renato Chisso dovranno fare i conti davanti ai magistrati. I verbali sono stati riempiti quando i due erano ancora detenuti, completati una volta che sono tornati in libertà. Questo è il racconto dei milioni di euro asseritamente finiti a Palazzo Balbi.
LE DICHIARAZIONI
Baita viene sentito per tre volte sui rapporti con Galan-Chisso. Il 28 maggio, il 17 settembre e il 30 ottobre 2013. La prima volta, a domanda, risponde: «L'altro importante episodio che ricordo è stata l'approvazione da parte della commissione VIA della Regione Veneto delle dighe in sasso per le quali Mazzacurati mi disse che gli era stato richiesto dall'assessore Chisso a nome del Presidente Galan il riconoscimento di 900mila euro. Altro episodio specifico è stata l'approvazione in commissione di Salvaguardia del progetto definitivo del sistema Mose per il quale, sempre attraverso Chisso, ma a nome del Presidente Galan, fu richiesta la somma di ulteriori 900 mila euro». È questo il punto di partenza, poi Baita prosegue: «Queste somme vengono chieste a me da Mazzacurati. Io ho personalmente dato al Consorzio un totale di 900 mila euro in questo modo: 600 mila euro le ho consegnate direttamente a Neri, 300 mila le ha consegnate all'assessore Chisso la dottoressa Minutillo dopo averla portata in Consorzio. Spiego meglio: è venuta in Consorzio con 600mila euro, 300 li ha lasciati credo al signor Sutto e gli altri 300 ha detto: siccome sono quelli che avanza Chisso, glieli porto io». Conferme? «Io poi ho avuto modo di parlare con Chisso, mi ha detto che era tutto a posto... Che aveva ricevuto».
I Pm insistono: «Per quanto riguarda la VIA, i primi 900 mila euro?». Risposta: «Li ho consegnati a Mazzacurati... sempre in quel periodo. Bisognerebbe far capo a quando è stato approvato in commissione VIA la diga di Malamocco, e un anno dopo il pagamento era stato completato, anche perché avevamo avuto molte sollecitazioni da Chisso dicendo che Galan lo pressava». Pagamento a rate? «Sì, sì, in più rate. Sono due da 900mila, io ne pago 900». Domanda: «E dove li portava?». «In Consorzio». Il 17 settembre 2013 un ulteriore approfondimento. Domanda: «Nel precedente interrogatorio precisa che lei paga il singolo politico e non il partito». Risposta: «Sì, ho fatto anche qualcosa per i partiti, poca roba». D. «Queste somme tramite chi venivano consegnate a queste persone? R. «Per quanto riguarda Galan, fino al 2005 attraverso la signora Minutillo, esclusivamente... dal 2005 al 2010 attraverso l'assessore Chisso; dopo il 2010 non c'é più stato sostegno politico a Galan, perché dopo il 2010 é andato a fare un altro mestiere, é rimasta una sorta di soggezione verso una persona importante ma non aveva più un ruolo politico.
IL PATRIARCA
Il 31 luglio 2013 è la data in cui Giovanni Mazzacurati decide che è venuto il momento di raccontare dei soldi pagati in Regione. Galan e Chisso, sempre loro. D. Lei ha mai consegnato somme a qualche politico veneto? R. «Sì, é successo, sì». D. A chi? R. «È successo. Le ho date a Chisso... Importi nell'ordine tra i 50 e i 150, ecco, una roba del genere, questi sono gli importi che davo. Li davo generalmente un paio di volte l'anno». D. Lei li dava personalmente a Chisso? R. «Li ho dati.. io penso di averglieli dati due volte... Personalmente due volte... penso una volta in Regione e una volta potrei averli consegnati all'Hotel Monaco». Mazzacurati non si ferma. «Con Baita abbiamo parlato varie volte di queste cose... praticamente ogni volta che si faceva un pagamento o cosa, si concordava». D. Quindi i pagamenti che Baita ha fatto avere a Galan erano concordati con lei? R. «No, il rapporto con Galan era.. erano anche concordati con me, ma... Baita concordava alcune somme. Da quello che io ho potuto percepire, a parte che sapevo anche, ci sono... c'erano spese per questa casa che Galan si é costruita ad Arquà Petrarca, e poi altre somme, insomma. Niente, una parte di queste somme sono state corrisposte dal Baita».
LE CIFRE
D. Più o meno che cifra avete corrisposto, complessivamente o annualmente? R. «Diciamo che si può considerare, per esempio, un milione l'anno». D. Di euro l'anno? R. «L'anno. Quello che si finiva per...». D. Per dare al Governatore? R. «Per dare al Governatore oppure per dare a chi voleva il Governatore». D. Queste cifre chi gliele dava materialmente? R. «Molte ce le dava Baita...quei soldi erano quasi sempre di Baita. Un'altra parte veniva dal Coveco, cioé da Savioli, però si tratta di cifre molto più modeste». D. Lei ha mai fatto consegne personalmente a Galan? R. «No. Le ho fatte a Chisso, ma non a Galan».
Ma cosa faceva in cambio dei soldi il Governatore? Mazzacurati. «Ci fu un'occasione in cui Galan é andato via, era partito, ed era nato un problema. Io chiamai Baita per vedere di fare rientrare Galan che potesse intervenire su una di queste opere che era fondamentale per poter continuare, il fermo di una di queste opere poteva avere un effetto a catena sulla costruzione. Ecco, Galan era fuori, rientrò e la cosa ebbe un effetto chiamiamolo positivo, nel senso che lui intervenne e riuscì a fare approvare queste scogliere, insomma. E' stato uno di quei momenti importanti in cui il lavoro si poteva bloccare e invece ha continuato». D. Quindi, viste anche le cifre versate, é esatto dire che il Galan fosse un vostro ferreo sostenitore, o quanto meno dell'opera? R. «Sì, direi di sì, assolutamente». D. Quando avevate qualche problema vi rivolgevate abitualmente al Governatore? R. «Sì, io mi rivolgevo a lui, a Chisso...». È poi è arrivata la notizia secondo la quale Matteoli sarebbe indagato in relazione ad alcune bonifiche. L’ex ministro aveva già chiesto di essere ascoltato «non avendo nulla da nascondere e non avendo mai percepito alcunchè».
La contabilità delle mazzette versati almeno venti milioni
All’ex governatore sarebbero arrivati 4,8 milioni di euro tra compensi e regali. Oltre 4 milioni anche all’assessore Chisso
Al sindaco 560 mila euro di finanziamento
Tredicimilioninovecentosessantanovemilacinquecentottantotto euro (13.969.588). E qualche cent. Una Laguna di denaro. Bigliettoni che galleggiano sull’acqua. Soldi che escono dalle capienti casse del Consorzio Venezia Nuova e finiscono a politici, portaborse, burocrati, funzionari pubblici, uomini dello Stato e della Regione Veneto. È questo quanto ha lucrato la «cricca serenissima». E si limita al calcolo delle cifre contestate nei capi d’imputazione ai pubblici ufficiali o consulenti. A cui vanno aggiunti 6 milioni di euro pagati da Mantovani, Mazzacurati e soci per vari episodi di millantato credito. Il che fa 20 milioni di euro. Si devono aggiungere ancora alcune decine di milioni per le false fatturazioni, ovvero la sottrazione fiscale all’Erario. Il che giustifica ampiamente il sequestro di beni degli indagati per 40 milioni di euro.
L’elenco, decisamente lungo, lo fa il gip Scaramuzza. Per l’ex presidente del Magistrato alle Acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, il prezzo complessivo del reato è di 2.100.000 euro per effetto di uno «stipendio» annuale di 400 mila euro ricevuto dal Consorzio, dal 2008 al 2011 (totale di 1,6 milioni di euro) e di un bonifico su un conto svizzero di 500.000 euro. Per Maria Giovanna Piva, ex magistrato alle Acque di Venezia il prezzo del reato è di 529.950,27 euro per uno «stipendio» annuale di 400.000 euro calcolato però solo per il 2008 e di 327.000 euro per l’incarico di collaudatrice dell’Ospedale di Mestre; il giudice calcola solo la quota parte del periodo di incarico di Magistrato e defalca le imposte pagate (98 mila euro).
IL GENERALE
Per Marco Mario Milanese, deputato di Forza Italia, già consulente del ministro Tremonti viene calcolato un prezzo del reato di 500.000 euro, somma ricevuta «in nero», mentre il generale della Finanza Emilio Spaziante si vede addebitare 500.000 euro pari ai soldi ricevuti dal Consorzio (su una richiesta di 2 milioni di euro). Per l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan il calcolo è più complesso. Per un primo capo d’imputazione viene calcolato un prezzo del reato di 4.000.000 euro, frutto della somma di 1.000.000 euro all’anno ricevuti dal Consorzio dal 2008 al 2011 come «stipendio». Per un secondo capo d’accusa il prezzo del reato è di 831.200 euro composti da 400.000 euro pagati da Mantovani per la ristrutturazione della barchessa della villa di Cinto Euganeo, da 350.000 euro pari al 7% delle quote di Adria Infrastrutture e da 81.200 euro pari al 70% del capitale di Nordest Media. Così il totale di Galan raggiunge i 4.831.000 euro. Per l’assessore regionale Renato Chisso in un primo capo d’accusa il prezzo del reato è di 1.200.000 euro frutto del calcolo di uno «stipendio» annuale di 200-250.000 euro dal 2008 al 2013. In un secondo capo d’accusa il prezzo del reato è di 3.025.792,38 euro frutto dei seguenti cespiti: 250.000 euro per il 5% di Adria Infrastrutture; 11.600 euro per il 10% di Nordest Media; 2.000.000 euro per la vendita del 5% di Adria; centinaia di migliaia di euro quantificate in 400.000 euro dal «cassiere» Buson; 250.000 euro ricevuti da Baita; 114.192 euro per ripianare le perdite di Territorio srl, una società di Bortolo Mainardi. Totale complessivo: 4.225.792 euro.
IL MAGISTRATO
Per il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone viene indicato uno "stipendio annuale" tra i 300.000 e i 400.000 euro a cadenze semestrali dai primi anni 2000 al 2008; il giudice considera solo 300.000 euro per il 2008. Per Giancarlo Ruscitti un contratto di collaborazione a progetto costa una contestazione di un prezzo di reato pari a 112.088 euro. Per Lino Brentan ex ad di Autostrade Venezia-Padova il prezzo del reato è di 65.000 euro. Per il consigliere regionale Gianpietro Marchese del Pd c’è l’accusa di aver intascato 458.000 euro come contributi elettorali più l’assunzione per 35.000 euro. Per l’eurodeputata del Pdl Amalia Sartori c’è un’accusa di finanziamenti elettorali per 225.000 euro. Per il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni finanziamenti elettorali per 560.000 euro.