L’AQUILA - Mentre le decisioni ufficiali sulle elezioni regionali ancora non sono state prese dalla Corte d’Appello, dove tutto tace, con il delinearsi di un quadro degli eletti più verosimile a quella che sarà la realtà cominciano a profilarsi all’orizzonte le prime grane sulla composizione della squadra di governo per il neo presidente, Luciano D’Alfonso.
Si annunciano ‘posti in piedi’, in particolare, per la presidenza del Consiglio regionale, incarico prestigioso e sicuro tanto che non può essere revocato dal governatore come per esempio le deleghe di un assessore.
Quello che avrebbe tutto il diritto a sedersi sul banco più alto di palazzo dell’Emiciclo è Silvio Paolucci, top scorer di preferenze a sinistra, ma il suo destino è diverso e già delineato: farà l’assessore alla Sanità, a dire il vero sarà un superassessorato con altre due deleghe pesanti al Bilancio e Programmazione.
Giunta che dovrebbe essere delineata almeno nelle proporzioni numeriche: quelli del Pd saranno in quattro, tre politici e un tecnico... molto politico come Giovanni Lolli, la cui nomina sarà resa possibile dall’ingresso in Consiglio, a meno di clamorosi eventi, e nella stessa squadra di governo, come posto in rosa obbligatorio, di Marinella Sclocco, per lei delega al Sociale.
Il secondo più votato dei democrat è il teramano Dino Pepe, ex sindaco di Torano Nuovo ma sconosciuto fin qui ad alti livelli, che ha goduto di un ‘grande elettore’ come il non ricandidato Claudio Ruffini. L’inesperienza, tuttavia, consiglierebbe a D’Alfonso un posto da assessore o anche la presidenza di una commissione consiliare.
Ancora, segue l’aquilano Pierpaolo Pietrucci, ma il capoluogo avrà già un vice presidente della Giunta, questo il discorso che si fa nelle stanze della politica, può avere anche un presidente del Consiglio, per di più giovanissimo e all’esordio?
L’Aquila rivendica questo secondo posto pesante in nome della buona rappresentanza necessaria per la città in funzione ricostruzione post-sisma, una rappresentanza mancata negli anni passati del centrodestra, ma non è detto che la linea passi.
Se andrà male, Pietrucci non sarà comunque assessore (c’è Lolli) ma anche lui può tornare in giorno come presidente di una commissione, magari l’Agricoltura che viene ritenuta strategica.
Chi punta o puntava a fare l’assessore o perché no il presidente dell’aula è anche Donato Di Matteo, ma Pescara ha già il presidente della Giunta oltre alla già citata Sclocco, e non si vuole dare l’idea di una ‘man bassa’ da parte della città adriatica. “Anticipazioni sensazionali” ha inoltre bollato D’Alfonso le voci su Di Matteo.
Ecco perché la presidenza del Consiglio, alla fine, la rivendicherà con forza il marsicano Giuseppe Di Pangrazio, bersaniano di ferro poi passato alla causa renziana.
Da quanto si apprende, oltre alle preferenze in suo favore ha fatto pesare l’intervento di molti sindaci della Marsica che hanno recapitato chiari messaggi a D’Alfonso, endorsement che potrebbe essere un’utile arma di pressione.
Un altro che ambisce è il capogruppo uscente Camillo D’Alessandro, che vorrebbe un premio dopo 5 anni di opposizione feroce a Gianni Chiodi ma a questo punto è da considerarsi un outsider.
Anche perché dopo 4 assessorati al Pd ci dovrà essere spazio anche per gli altri.
Un posto nell’esecutivo andrà di sicuro ad Abruzzo civico con Andrea Gerosolimo, indicato dal movimento, e questa peculiarità dovrebbe sopire le polemiche negli ambienti del centrosinistra per il salto della quaglia dell’ex centrodestra: comunque questa nomina non è certo ben vista.
L’ultimo posto, quale che sia il consigliere eletto perché non potranno esserci altre esterni oltre a Lolli, dovrebbe andare a Sinistra ecologia libertà anche come prezzo da pagare per un’alleanza a livello nazionale che si va profilando per puntellare ancora il governo Renzi.
Con questo quadro, rimarrebbero fuori la lista del presidente Regione facile, che ha eletto due consiglieri, ma se toccasse a questa comunque non sarebbe Lorenzo Berardinetti l’assessore, Centro democratico e Italia dei valori, queste ultime con un consigliere ciascuno. Per questi piccoli, presidenze di commissioni a gogo.