SAN GIOVANNI TEATINO A una domanda specifica il coordinatore di Forza Italia Nazario Pagano aveva risposto: «I miei critici? Sono uno o due, il partito è unito, la coalizione è cresciuta rispetto alle ultime politiche». Ieri però alla riunione convocata dal consigliere regionale Mauro Febbo e dal deputato Fabrizio Di Stefano all’Hotel Dragonara (i «due critici» di Pagano) si sono presentati almeno 200 tra sindaci, amministratori, consiglieri comunali e regionali di Forza Italia. C’erano, tra i molti, i consiglieri regionali Lorenzo Sospiri, e Emilio Iampieri, il senatore Antonio Razzi, l’ex sindaco di Lanciano Filippo Paolini, il vicepresidente della provincia di Teramo Renato Rasicci, l’ex consigliere regionale Emilio Nasuti, molti giovani amministratori. «Siamo il 70% del partito» diceva ieri uno dei presenti, «tutti elementi che hanno fatto la storia di questo partito e che in molti casi sono stati accantonati». Riunione intensa, dibattito accorato concluso con un documento programmatico preparato dai consiglieri regionali e dal deputato Di Stefano, aperto a integrazioni, correzioni e aggiunte, che sarà presentato il 20 giugno alla riunione del coordinamento regionale convocata da Pagano. Punto centrale del documento la ricostruzione del partito sul territorio e il suo radicamento. E la valorizzazione della militanza, «quella che ha portato Forza Italia ad essere il primo partito a Montesilvano e a conquistare il Comune». Altro che Club Forza Italia, «presenze virtuali, finte». «Dobbiamo rispettare i referenti del territorio e costruire con loro il lavoro futuro», ha spiegato Di Stefano.Per Febbo in questi mesi e anni è mancata la comunicazione nei territori. «Chiodi non si è mai visto» (l’ex governatore è stato forse più criticato persino di Pagano), «la campagna elettorale non è mai partita. Non siamo riusciti a comunicare neanche le buone cose fatte nei 5 anni di governo regionale. C'è gente che non conosce i provvedimenti varati dalla giunta. Ecco, noi dobbiamo ripartire dalle piazze, dalla gente che crede nel centrodestra». Quanto a Pagano, aggiunge Febbo, «credo che abbia fallito nel convocare quella prima riunione dopo il voto, che ho definito carbonara, e ha fallito in questa del 20, che ha voluto fare dopo la direzione nazionale di Roma. Ma noi non dipendiamo da Roma. Che cosa ci importa di Roma? Noi dobbiamo stare qui, sul territorio, e qui è pieno di gente che in questi anni ci ha messo la faccia. Anche gente di Teramo, certo, dove vi assicuro che c’è molto malessere».