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Pescara, 24/11/2024
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Data: 10/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
D’Alfonso e il Pd come a un casting, Abruzzo civico s’infuria

PESCARA Quelli di Abruzzo civico non riuscivano a credere ai propri occhi, ieri mattina. Invitati, loro eletti in Consiglio o presunti tali (l’ufficializzazione non c’è ancora), dal presidente neo-eletto Luciano D’Alfonso per parlare insieme delle decisioni da prendere per l’immediato futuro della Regione, si sono trovati davanti a una specie di commissione d’esame. Un consigliere alla volta ammesso alla presenza di una specie di commisione esaminatrice composta da D’Alfonso, Silvio Paolucci, Giovanni Lolli e Camillo D’Alessandro. Va bene che gli esami non finiscono mai, ma a quelli di Abruzzo civico è parso decisamente un po’ troppo. Sembrava un casting, la ricerac di attori per un film.
Tanto che, a fine mattinata, hanno diffuso un comunicato: «Non pensiamo che il presidente sia stato commissariato dagli esponenti del suo partito, ma Abruzzo civico, fedele al mandato ricevuto dagli elettori, non accetterà impostazioni dadirettori partitico, e svolgerà un ruolo di vigilanza e stimolo critico per un radicale cambio di passo nelle scelte e nei metodi di governo».
Insomma, la commissione esaminatrice dei consiglieri non è partita con il piede giusto. E neanche le voci fin qui girate sulla composizione della giunta regionale hanno trovato particolari consensi, specie tra gli esponenti delle formazioni più piccole dell’alleanza di centrosinistra. I più che probabili partiti monogruppo (quelli che eleggeranno un solo consigliere, vale a dire Sel, Centro democratico e Idv) non si sono mostrati coesi tra loro: se Sel prende un assessore con il suo unico consigliere, hanno detto infatti quelli di Cd e Idv, perchè noi no? Perchè a noi solo incarichi importanti sì, ma fuori dall’esecutivo regionale? Ci tocca un assessorato.
Ma così non sarà, perchè il Pd ha già il suo daffare a sistemare più eletti di quanti siano i posti disponibili. Per dire: per la presidenza del Consiglio il marsicano Giuseppe Di Pangrazio è ampiamente favorito, ma il pescarese Donato Di Matteo rimasto fuori dalla giunta non disdegnerebbe la guida dell’Emiciclo. E poi: per fare il capogruppo se la vedono in tre, il favorito è il teramano Sandro Mariani ma l’altro teramano Luciano Monticelli e l’aquilano Pierpaolo Pietrucci non è detto si accontentino di una presidenza di commissione. Con la giunta composta da D’Alfonso-Lolli-Paolucci-Pepe-Sclocco-Mazzocca-Gerosolimo restano tanti posti in piedi. Il neo-governatore una poltrona l’ha già prenotata per Claudio Ruffini, che sarà segretario alla presidenza, un’altra la sta disegnando per Camillo D’Alessandro, che cerca visibilità e magari una sottodelega all’Agricoltura, se D’Alfonso ne terrà la titolarità per sè.
Su tutto questo ha riflettuto il neo-governatore ieri pomeriggio, sul treno che l’ha portato a Milano per la commemorazione di Ettore Troilo, prefetto e comandante della Brigata Majella.

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