ROMA Adesso c’è una cifra drammatica scritta nero su bianco: 2.200 esuberi. Prendere o lasciare. Dopo una girandola di indiscrezioni, ci ha pensato ieri l’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, a sollevare il velo sui tagli, scatenando, proprio alla vigilia degli incontri con i sindacati, la levata di scudi di Cgil, Cisl e Uil.
STRADA STRETTA
Per la verità i sindacati, che hanno sempre mantenuto i contatti con Del Torchio e con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, si aspettavano la cattiva notizia. Non si attendevano invece che l’ad comunicasse allo stampa i termini di una «ristrutturazione difficile e dolorosa», facendo intendere che i margini di manovra sono praticamente inesistenti. «L'accordo con Etihad - ha infatti ribadito Del Torchio - prevede 2.200 tagli strutturali, all'interno dei quali si dovranno trovare opportuni meccanismi e forme di tutela». Ma - ha aggiunto - si tratta di uscite definitive, per le quali sono escluse Cig a rotazione e contratti di solidarietà. Gli arabi - questo è scritto nel piano industriale di Etihad - non vogliono avere sorprese sui conti e si aspettano che gli esuberi (con relativi risparmi sui costi) siano gestititi dai soci italiani grazie al supporto del governo. Un punto su cui si gioca tutta la trattativa visto che la posta in gioco, ha aggiunto ancora l’ad, «sono le oltre 11 mila persone che resteranno» e in definitiva il destino stesso della compagnia. Come dire che senza una mediazione sui tagli con l’avvio di ammortizzatori sociali, l’accordo con Abu Dhabi rischia di saltare in aria. Trattativa che va chiusa entro venerdì prossimo, quando il cda Alitalia proverà a fare il punto in vista delle nozze con gli arabi. La ripartizione dei sacrifici è in parte nota: 1.062 esuberi tra il personale di terra (staff e operations), il mancato rinnovo di circa 400-450 contratti a tempo determinato, 400 hostess considerate in sovrannumero così come 150-200 piloti. Numeri al momento ancora non ufficiali ma che saranno al centro questa mattina di un vertice tra sindacati e i ministri del Lavoro, Poletti, e quello delle Infrastrutture Lupi. A cui seguirà giovedì una nuovo summit con i vertici della compagnia.
GUERRA FREDDA
Intanto è guerra fredda sull’ultimatum. «Del Torchio si sbaglia nel merito e nel metodo», ha tuonato Mauro Rossi della Filt Cgil che aggiunge: «Mentre sono ancora in corso le trattative con le banche, il manager dà per inevitabili oltre duemila licenziamenti. Siamo pronti alla mobilitazione, questi numeri sono vergognosi». Dura anche la replica del segretario generale della Fit-Cisl, Giovanni Luciano. «C'è da rimanere basiti per i comportamenti e le leggerezze di queste ore, occorrerebbe più rispetto per le persone interessate. E poi perché sono 2.200? Come si arriva a questo numero?». Oggi spetterà al ministro Poletti disinnescare il conflitto o almeno provarci. Molto probabile che insieme al Fondo volo che stanzia 18 milioni per il personale in esubero, il ministro del Lavoro attivi altri sostegni per i dipendenti in esubero - si parla di un nuovo paracadute per 4 anni - per disinnescare l’ultima mina sulla strada delle nozze Alitalia-Etihad.