ROMA Una vittoria mutilata. Nel centenario della Grande Guerra è lecito ricorrere allo slogan che scolpì la fine di quella lontana stagione bellica per descrivere l’esito delle comunali visto dal Pd. Certo, oggi sul 70% dei Comuni sopra i 15 mila abitanti, ben 160, sventolano le bandiere del centro sinistra. Erano 128 cinque anni fa. Certo, aver preso i capoluoghi del Piemonte tradizionalmente più moderato, come Vercelli, ed essersi tolti lo sfizio di sottrarre a Forza Italia tre gioiellini lombardi come Pavia, Cremona e Bergamo son soddisfazioni. E tuttavia...tuttavia a rovinare la festa ci sono parecchie ciliegine sulla torta che all’ultimo minuto sono rotolate per terra.
I PORTUAL-GRILLINI
C’è la perdita di Padova (inaspettata nonostante precisi segnali), lo choc della caduta di feudi sicuri come Perugia (accompagnata dall’opaca prestazione di altri roccaforte umbre cedute come Gubbio e Spoleto), i vaffa portual-grillini di Livorno e Civitavecchia, il disastro nel napoletano, un’area popolosissima, dove quasi tutti i grandi Comuni (Torre del Greco; Somma Vesuviana; Pompei; Nola e altri) sono in mano al centrodestra.
«I numeri dicono che noi abbiamo vinto alla grande, non ci piove - spiega Stefano Bonaccini, responsabile degli enti locali - Poi, fissato questo paletto, a mente fredda, faremo un’analisi dettagliata delle ragioni per le quali abbiamo subito qualche sconfitta. E’ possibile che qui e là ci sia stata poca innovazione da parte nostra. Il fatto è che non ci sono più rendite di posizione né per noi né per i nostri avversari. Tutti gli elettori vanno convinti e conquistati».
Un’analisi complessiva che i flussi dei voti fra il primo e il secondo turno, analizzati dalla Swg, confermano. «C’è un evidente trend che spinge il centrosinistra a livello locale, trend che è iniziato nel 2009 - spiega Enzo Risso, direttore di Swg - Ma se sbagli candidato i ballottaggi non perdonano, le specificità locali nelle elezioni amministrative sono fondamentali».
IL TERRITORIO
Un esempio? Perugia. Uno dei disarcionamenti più clamorosi di questa tornata elettorale è nato dall’incapacità di Wladimiro Boccali, candidato del Pd, di convincere il suo elettorato. Solo il 50% degli elettori perugini che il 25 maggio ha votato per il Pd ha riconfermato la propria preferenza domenica scorsa. Il 41% ha preferito starsene a casa mentre un democrat perugino su 10 (il 9% per l’esattezza) ha fatto il salto della quaglia e ha votato il candidato del centro destra, Andrea Romizi. Che non solo ha riconquistato gran parte dei suoi (l’81% degli elettori di Forza Italia) ma ha attratto anche un grillino su tre (32%). Un risultato straordinario quello di Romizi anche in termini assoluti poiché al ballottaggio è passatoda 22 mila a 35 mila voti.
Si suona uno spartito quasi uguale a Padova dove però una componente della sconfitta del Pd («Valutabile nel 3/4% dei consensi», dice Risso) è legata alla valanga di arresti della magistratura per lo scandalo Mose. Qui il candidato leghista, Massimo Bitonci, ha mantenuto una notevole fedeltà del suo elettorato con 9 elettori su 10 al primo turno di Forza Italia e dela Lega che lo hanno rivotato. Ivo Rossi, candidato del Pd, ha richiamato alle urne l’82% dei suoi ma non è bastato. Decisiva anche la preferenza dei grillini per il centrodestra: su 100, in 31 hanno votato Bitonci e 23 Rossi, gli altri sono andati al mare.
Meno interessanti dal punto di vista dei flussi i film andati in onda a Bari e Modena. Nel capoluogo pugliese non c’è stata storia. Gli elettori del centrodestra non hanno mai creduto di poter vincere. A Modena, invece, il candidato grillino non ha saputo far scattare il meccanismo del ”tutti contro il Pd” che ha funzionato a Livorno. Solo il 23% degli elettori di Forza Italia lo hanno votato.
Conclusioni? «In queste comunali c’è stato comunque un qualche effetto Renzi altrimenti non si spiegherebbe che persino Vittorio Veneto è stata conquistata dal Pd - spiega Risso - Ma lo stesso Pd è stato vittima di molte specificità locali. Primarie o no, il partito talvolta ha scelto candidati non all’altezza che non hanno saputo attirare un elettorato sempre più mobile e alla ricerca, in questa fase, di forte innovazione». E Grillo? Risso è netto: «Pochi candidati credibili, non sempre ai ballottaggi riesce a unire anche il centro destra sotto le sue bandiere».