Sono quasi 150 i dipendenti amministrativi di Atac che hanno aderito all'iniziativa di «volontarietà», con la quale la municipalizzata aveva chiesto ai suoi funzionari e quadri di scegliere fra il passaggio a una mansione «operativa» e il part-time. Una partecipazione discreta, che però da sola non è sufficiente ad interrompere la procedura di licenziamento collettivo, ai sensi della legge 223/91, avviata dall'azienda nell'aprile scorso, con la quale si prospetta l'individuazione di 323 esuberi nel personale impiegato in ufficio. La lista delle adesioni, chiusa il 6 giugno scorso, è stata presentata ieri pomeriggio alle sigle sindacali. Poco più un centinaio, i due terzi del totale, hanno chiesto il passaggio ad un orario di lavoro part-time, dal 50 all'80%, con proporzionale riduzione dello stipendio. In meno di 50, invece, hanno optato per la riqualificazione (con mantenimento dei livelli salariali) in una delle categorie operative richieste dei vertici: controllori, operatori di stazione, ausiliari della sosta e macchinisti (quest'ultima la mansione più gettonata, con ben 25 richieste). A questo punto, si riapre il tavolo con i sindacati. L'azienda dovrà scegliere se proseguire con la procedura e in base a quali criteri. A rigor di logica, la direzione del personale dovrebbe passare all'individuazione di circa 180 esuberi attraverso i criteri di legge quali anzianità di servizio (le assunzioni più recenti), carichi familiari (escludere i lavoratori con famiglie numerose) ed esigenze dipartimentali. Una volta redatta la lista, si dovrebbe passare ad un confronto con le parti sociali e, quindi, all'invio delle lettere di mobilità. A quel punto, i dipendenti interessati si troverebbero di fronte a un aut-aut: accettare le condizioni dell'azienda (part-time o riqualificazione operativa, ma senza incentivi) o lasciare definitivamente il posto di lavoro. Non sono escluse però altre strade: l'apertura di una nuova sessione di volontarietà, per provare ad arrivare ai numeri voluti dall'azienda, oppure la riduzione dei numeri degli esuberi, in base ad una nuova mappatura del personale. Su quest'ultimo fronte, infatti, pare si stia muovendo qualcosa: la lista dei famosi «imboscati» (assunti come operativi ma impiegati in ufficio senza validi giustificativi), quella sui beneficiari dei superminimi d'oro e i dirigenti da «retrocedere» a quadri e funzionari, hanno portato il direttore Risorse Umane, Giuseppe Depaoli, a procedere ad un nuovo censimento della forza lavoro. L'operazione potrebbe rimettere in discussione i numeri degli esuberi fin qui ipotizzati. Di tutto questo si parlerà domani durante un «caldo» consiglio d'amministrazione convocato in via Prenestina. Ma le polemiche non sono finite. Infatti, dopo la «macrostruttura elettorale» di un mese fa e i concorsi interni ancora in corso, più di qualcuno, in azienda, ha storto il naso alla notizia dell'ingresso in Direzione Risorse Umane, Organizzazione e Sicurezza di Luca Masciola, una delle persone indagate nell'ambito della Parentopoli Atac, per cui nell'aprile 2013 fu chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura di Roma. Masciola, che è già responsabile del Controllo Operativo, si occuperà anche dell'assegnazione e della gestione degli incarichi professionali.