L’AQUILA. L’aeroporto dei Parchi è deserto. Due giorni fa è stato cancellato l’unico volo che transitava da questi parti, quello L’Aquila-Milano e che, da solo, non ha mosso poi chissà quale traffico.
Anzi. In poche settimane il collegamento ha collezionato una decina di passeggeri, una vera disfatta per la Xpress, la società di gestione che da mesi vive come se stesse sulle montagne russe. Dalla gioia dell’inaugurazione fino ai voli da due passeggeri a giro passando per le dichiarazioni del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi che ha detto «era meglio che quello scalo non nascesse»
Poi due giorni fa la cancellazione definitiva del volo «sperimentale» per Malpensa che è durato meno di quanto programmato perché mandare avanti e indietro un aeromobile vuoto era diventato insostenibile nonché da folli.
Ma la società avverte «non gettiamo la spugna».
Da quando si è diffusa la notizia della cancellazione del volo per Milano, PrimaDaNoi.it ha cercato più volte di mettersi in contatto con il manager della Xpress, Giuseppe Musarella, senza risultati. E’ sempre «fuori sede», il suo numero di cellulare è blindatissimo e «la faccio richiamare» resta una affermazione vuota.
Per conoscere le sorti dello scalo contattiamo dunque Ignazio Chiaramonte, direttore commerciale della Xpress che riceve la palla del «cosa è successo?» e la rispedisce indietro con: «nelle prossime ore annunciamo il collegamento con Olbia».
Lo sguardo è dunque proiettato verso il futuro ma dirigiamo la testa di Chiaramonte al passato.
Cosa è successo col volo di Milano?
«Per noi quella non è una sconfitta anche se ovviamente non è che siamo contenti. Avremmo preferito avere gli aerei pieni ma la fase era difficile e non ci aspettavamo tantissimi risultati. Confidiamo che il problema sia legato all’operatività del volo (partenza per Milano a mezzogiorno e rientro il giorno dopo, ndr) che non era una scelta nostra. Se avessimo potuto scegliere una soluzione diversa lo avremmo fatto sicuramente ma la Twinjet era vincolata ad una operatività già programmata».
Quindi solo un errore esterno? Nessuno vostro?
«Un altro errore è stata la pianificazione. Solitamente si pianifica un volo con sei mesi di anticipo, noi facciamo le cose sempre di fretta».
Allora non si rischia di fare lo stesso errore, adesso, anche con il volo per Olbia dal momento che siamo già a metà giugno?
«Sì, si rischia, però è un rischio che ci prendiamo perché non ha senso rimandare di un’altra stagione, perderemmo solo tempo. Ci rendiamo conto che è una scelta rischiosa perché dovrebbero essere previsti altri tempi, più lunghi, anche per la vendita ei biglietti. Ma ci auguriamo che vada bene».
Che obiettivo avete?
«Siamo intorno al migliaio di passeggeri considerando il fatto che non sono tantissimi voli, uno o due a settimana con un aereo da 50 posti fino all’inizio di settembre».
Quanto pesa l’errore del volo di Milano sul futuro dell’aeroporto?
«Speriamo che le cose cambino positivamente, calcoli che in una fase come questa, di start up, tutto può succedere, può essere che effettivamente non ci sia la clientela giusta…».
Lo scalo è a rischio?
«Guardi, fa notizia che qui c’è un volo cancellato ma succede in tutta Italia, tutti i giorni, per mancanza di passeggeri. Poi è ovvio che il nostro problema è che non abbiamo altri voli e quindi sembra più grave».
La cancellazione del volo L’Aquila Milano è coinciso temporalmente con la conferma dell’Enac dell’operatività dello scalo di Pescara 24 ore al giorno. Spesso quello viene descritto come un vostro antagonista politico.
«Noi sappiamo che quello di Pescara è l’aeroporto d’Abruzzo e continuerà ad esserlo. Speriamo che le cose per loro vadano ancora meglio di come stanno andando adesso. Noi non siamo in concorrenza, abbiamo caratteristiche totalmente diverse, non possiamo metterci in competizione. Noi siamo un city airport».
Se l’aeroporto non decolla è solo per motivi economici e commerciali o anche politici?
«Il Comune sta facendo tanto, con la Regione speriamo di aprire un dialogo più intenso, diciamo che prima delle elezioni non c’era un grande dialogo. Ci auguriamo di averlo oggi».
A questo ritmo, fino a quando la vostra società economicamente potrà reggersi in piedi? Avete 25 dipendenti a fronte di zero voli…
«Non glielo so dire. Di certo non può durare all’infinito. Se vediamo riscontri positivi bene altrimenti faremo altre scelte. Per il momento la spugna non l’abbiamo gettata nonostante quello che si legge sui giornali. Il gestore è privato e non sperpera soldi pubblici».
Il Comune de L’Aquila però vi dà 196 mila euro all’anno per tre anni…
«Sì, stiamo parlando di cifre infinitesimali rispetto allo spreco di risorse che c’è in tanti altri aeroporti d’Italia. Non voglio essere polemico ma vorremmo essere criticati su base di notizie vere. L’aeroporto è privato, la società di gestione investe soldi propri. Tutti i servizi sono a carico nostro… la torre di controllo, l’ antincendio. Poi se il Comune e la Provincia decidono di investire sulle aree limitrofe all’aeroporto non è che noi, società privata, spendiamo soldi di tasca nostra. Se vogliono allargare la pista ben venga. Il nostro onere poi sarà gestire una struttura che avrà un costo più elevato».
Com’è finita invece la storia degli 800 mila euro ‘congelati’ della Regione per l’assunzione del personale?
«Ci abbiamo rinunciato noi. Noi stiamo facendo un esperimento gestionale che potrebbe funzionare anche per gli altri aeroporti»