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Data: 14/06/2014
Testata giornalistica: Prima da Noi
Elezioni Abruzzo, la commissione corregge il verbale: 2 seggi a “Regione facile”. Il Pd passa da 11 a 10 eletti. Sorprese possibili nei nomi dei consiglieri

ABRUZZO. Il Tribunale di Teramo ha corretto gli errori materiali del verbale elettorale e lo ha rispedito alla Corte d’Appello dell’Aquila.
E così probabilmente lunedì (forse) sarà pronta la nuova assegnazione definitiva dei seggi alla Regione che però non cambia la composizione del Consiglio (17 alla maggioranza e 12 all’opposizione più Luciano D’Alfonso e Gianni Chiodi), ma modifica la composizione dei consiglieri maggioranza. Fonti ufficiali danno questa possibilità mentre altri invece non si dicono certi della possibilità giuridica di modificare un provvedimento emanato.
Comunque non dovrebbero essere più 11, ma 10 i seggi attribuiti al Pd, mentre “Regione facile” passerebbe da un seggio a 2.
Potrebbe essere questo l’effetto della correzione sollecitata ieri da Alessio Monaco, candidato nella lista “Regione facile”, che si era accorto di un errore materiale nei dati attribuiti alla sua lista nel verbale di Teramo trasmesso all’Aquila.
In sostanza il dato comunicato per “Regione facile” era di 571 voti al posto di 8.571 (dato diramato della Regione), il che aveva falsato i totali regionali della lista, quello del candidato presidente D’Alfonso, i conseguenti quozienti elettorali e quindi i seggi da attribuire alle liste di appoggio al presidente.
Tutto questo aveva determinato l’assegnazione comunicata in prima battuta e cioè 17 seggi così divisi: 11 Pd, 2 Abruzzo civico, 1 Regione facile, 1 Centro democratico, 1 Sel ed 1 Idv.
Ma ieri la commissione elettorale teramana ha preso atto della necessità di aggiungere a Regione facile gli 8 mila voti “dimenticati” («per la precisione 8.002» ha chiosato Alessio Monaco che ha presidiato il Tribunale di Teramo fino al pomeriggio). Il nuovo verbale corretto è stato poi trasmesso alla Corte d’Appello, che si riunirà lunedì per procedere alla nuova assegnazione.

UN SECONDO ERRORE
In realtà, a quanto se ne sa, di errori nel verbale di Teramo ce ne erano due: infatti anche la Lista “Valore Abruzzo” ha lamentato che nel primo verbale era indicato il numero di 139 voti, invece dei 2.183 che risultano sul sito della Regione. Anche questo errore è stato corretto, ma non influirà molto sull’assegnazione dei seggi alla Regione, perché Valore Abruzzo non ha raggiunto il quoziente che consente di aspirare ad un seggio.

IL NUOVO CONTEGGIO PREMIA REGIONE FACILE E TOGLIE UN SEGGIO AL PD
I nuovi 8 mila voti di “Regione Facile” invece cambiano la suddivisione dei seggi a disposizione della maggioranza, per cui al Pd dovrebbero andare 10 posti mentre a Regione facile toccherebbero 2 seggi (invece che 1) entrambi a quoziente pieno. Il resto rimane invariato: altri 2 seggi ad Abruzzo civico, 1 a Centro democratico, 1 a Sel ed 1 all’Idv che ha l’ultimo resto.
Perché – in una nuova simulazione che segue l’applicazione della legge secondo la Corte d’Appello - il tutto si gioca con il nuovo quoziente elettorale che si ricava dai totali elettorali cambiati. A pagina 8 del verbale - corretto nei numeri, ma non nel metodo seguito per assegnare i seggi - si legge con chiarezza che il totale elettorale è di 282.216, al quale vanno aggiunti almeno gli 8.002 mila voti recuperati. Dividendo il risultato della nuova somma e cioè 290.218 per 18 (il sistema chiede di dividere questa cifra elettorale per il numero dei seggi aumentato di una unità) il quoziente sarà 16.123.
Con questo numero si dividono i voti ottenuti dalle liste ed al Pd vanno 10 seggi (con un resto di 10.290), 2 seggi pieni vanno a Regione facile, 2 ad Abruzzo civico, 1 al Centro democratico, 1 a Sel ed 1 all’Idv che ha 14.315 voti (quindi superiori al resto del Pd, che è di 10.290). Tutto chiaro? Non proprio.

UN ALTRO DUBBIO NELL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE ELETTORALE
C’è infatti un dubbio rispetto a questa applicazione della legge elettorale. Un dubbio che però non va a modificare il risultato della simulazione tentata con il nuovo verbale. E cioè l’esclusione dei voti delle liste che non partecipano alla ripartizione dei seggi dal totale di 290 mila voti.
Infatti la legge, art. 17, comma 5 lettera C “determina la cifra elettorale regionale di maggioranza attribuita alla coalizione di liste ovvero al gruppo di liste non riunito in coalizione con cui il Presidente eletto ha dichiarato collegamento, sommando le cifre elettorali circoscrizionali attribuite alle singole liste circoscrizionali che ne fanno parte.”
Il problema nasce perché a pag. 6 del verbale poi corretto il totale della cifra elettorale di maggioranza è di 303.443 che è la somma di tutte le liste (a cui andrebbero aggiunti gli errori rilevati: gli 8.002 di Regione facile e i 2.044 di Valore Abruzzo, raggiungendo i 313.489 voti).
Poi però al momento dell’attribuzione dei seggi (pag. 13) si riporta sempre la cifra di 282.216, escludendo i voti delle liste che non hanno ottenuto seggi.
E così si parte sempre da 282.216 voti (che come abbiamo visto diventano 290.218) e non da 303.443 per l’applicazione della divisione per 1, 2, 3 ecc. al fine di ricavare i quozienti decrescenti.

TOTALE VOTI COALIZIONE O SOLO TOTALE VOTI LISTE CON SEGGI?
Insomma il dubbio è: la cifra elettorale della maggioranza è il totale dei voti delle liste della coalizione o solo quello delle liste che hanno preso i seggi?
Fatti i calcoli e ripetuta la simulazione, però non cambia il risultato della nuova assegnazione.
Ma questo nuovo totale da dividere per 1, 2, 3 ecc. (secondo il metodo D’Hondt si definiscono così i quozienti decrescenti per far eleggere i più votati) potrebbe far scattare qualche sorpresa tra i nomi di chi sarà eletto nel Pd.
Insomma un’ultima suspence che solo la Corte d’appello potrà risolvere.
Ma questo è solo uno dei tanti dubbi sollevati da questa legge elettorale contraddittoria e confusa, ultimo regalo della burocrazia autoreferenziale della struttura regionale che ha concepito ed organizzato questo sistema, aggiungendo anche la sua incapacità a gestire le elezioni, dalla raccolta dati all’interpretazione autentica delle norme. Perché a tre settimane dalle elezioni è inconcepibile che l’Abruzzo non sia stato messo in grado di conoscere i nomi degli eletti ed i cittadini si sono dovuti accontentare di simulazioni più o meno attendibili.

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