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Data: 15/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
D’Alfonso: «Avrò una squadra forte. Basta localismi»

PESCARA Quattro sanno già di essere assessori, per gli altri due è in corso un minuzioso casting: dovranno dimostrare sostenuta capacità di lavoro, dedizione assoluta al progetto e nessuna velleità di rendite di posizione. La giunta regionale ai tempi di D’Alfonso vira sul modello-esecutivo nazionale Renzi style, tutti per il leader e il leader per tutti: e chi tra i compagni d’avventura non conosce il tremendismo dalfonsiano proverà presto l’inconfondibile effetto-centrifuga.
Insomma, presidente: il quartetto Pd Paolucci-Sclocco-Pepe-Lolli è già in giunta, Ruffini avrà un ruolo da regista occulto ma neanche tanto della squadra, e il resto?
«Il resto saranno due assessori che dovranno dimostrarmi capacità di coesione, solidarietà e dedizione. Dovranno saper andare oltre il localismo. E chi semina zizzania è fuori, e non solo dalla giunta. Al bando la zizzania, massima dedizione al progetto».
Insomma, agli assessori lei chiede soprattutto di scordarsi di portare l’acqua al proprio mulino elettorale, niente interessi di collegio. L’impressione è che su alcuni dei candidati a un posto in giunta lei nutra dei dubbi.
«Io studio tutti, valuto. Poi decido. Nessuno ha il diritto di pretendere posti, nè partiti e nè singoli. Voglio costruire una squadra forte, efficiente, che dovrà essere ricordata. Avrò un segretario generale di livello assoluto, lo sto scegliendo tra un prefetto, un servitore dello Stato di enormi competenze giuridiche e un manager esperto in programmazione europeista come pochi altri in Italia. Voglio il massimo. Claudio Ruffini mi aiuterà come primo decodificatore nel dedalo della burocrazia regionale.

Poi utilizzerò come sottosegretari Camillo D’Alessandro e un altro consigliere regionale su cui sto riflettendo: svolgeranno questo compito senza aggravio sulle casse regionali. Non solo: voglio azzerare il differenziale economico tra assessori e consiglieri. E voglio porre un limite alle candidature, insomma non ci si può candidare in eterno, specie se si diventa assessori, bisogna aprire spazi alla società civile che vuole proporsi per governare, perchè i partiti e i movimenti vanno bene ma c’è altro che si muove. Anche un codice di autoregolamentazione dei partiti sarebbe utile. Confindustria propone un collegio unico regionale, può essere un’idea per abbattere i localismi ed evitare il riproporsi delle stesse candidature. E bisogna metter mano a una legge elettorale così confusa. E vogliamo parlare della rappresentanza di genere? Su questo aspetto la Regione è più arretrata dei Comuni. Basta, cambiamo, cambiamo. Ho già idee».
Nessuno lo mette in dubbio. Ma torniamo sugli assessori, c’è qualcosa che non torna: di cosa, o di chi non si fida, presidente?
«Temo il localismo, il conquistare una poltrona e utilizzarla per la propria fortuna politica, preoccupandosi solo del proprio territorio. Qui non ci sono ”propri territori”, qui c’è un solo territorio, l’Abruzzo. E la giunta deve lavorare compatta per l’Abruzzo. Quindi voglio assessori efficienti, che lavorino in triangolazione con i presidenti delle commissioni regionali dei settori di riferimento e con i capigruppo della maggioranza in queste commissioni: se funzionano queste triangolazioni vanno avanti le leggi, i provvedimenti, le riforme, il governo di una Regione, altrimenti si blocca tutto».
E gli altri due vertici del triangolo controllano l’assessore.
«Anche. Ci si controlla tutti, chi non sa lavorare sta fuori».
E chi «sa lavorare»? Chi è più fresco? O chi ha esperienza amministrativa? Nel secondo caso Mazzocca e Di Matteo guadagnerebbero punti, ma sono entrambi pescaresi e la sua giunta, secondo la geopolitica in uso, risulterebbe territorialmente squilibrata.
«A me la geopolitica non interessa. Il territorio è uno, l’Abruzzo. Basta con gli orticelli. Certo l’esperienza va considerata, ma solo se non comprende anche personalismi, rendite di posizione, interessi non graditi. Un paio di giorni e poi vi dirò chi ho scelto, ancora un po’ di pazienza. E poi non saranno gli assessori i protagonisti di questa avventura. Saranno altri, l’esperienza da sindaco mi è servita per capire con chi rapportarmi».
Ci dia la lista dei rapportandi, allora.
«Sindaci. E operatori economici, volontariato, responsabili della sanità, rettori universitari, sacerdoti. E gli abruzzesi all’estero, un milione e 730mila confratelli incredibilmente ignorati. Se il 60% dei pensionati americani vuole spendere parte della vita e del denaro qui in Abruzzo chi credete sia stato a far passare questa idea che porterà benefici alla nostra economia? Gli abruzzesi all’estero, gli ”abruzzesici” come li definisce Piero Bassetti, gente nostra, gente preziosa. Ecco i portatori di interessi che io voglio consultare. E lo farò. E lo faranno gli assessori, dovranno saperlo fare: ecco perchè voglio pensare bene prima di dire: sì, ho scelto te. Da quale territorio e da quale partito provenga l’assessore non è importante. E’ importante che ci si possa fidare».

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