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Data: 15/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi sferza il Pd: denunciate i corrotti il nostro 40,8% è responsabilità

ROMA «Ciascuno avverta l'emozione che questo risultato lo carica di una responsabilità che fa tremare i polsi»: il segretario del Pd Matteo Renzi è ripartito proprio da quel 40,8% delle europee, stampigliato a caratteri cubitali sullo sfondo del palco dell’Ergife che ieri ha ospitato l’assemblea nazionale dei democratici, la prima dopo la riforma della pubblica amministrazione dell’esecutivo renziano.
I numeri del voto, per il leader piddino rappresentano «un'attestazione di speranza sconvolgente», «un investimento per provare a cambiare l'Italia». E una responsabilità, appunto, soprattutto dopo che le inchieste sugli appalti hanno rivelato che anche il centrosinistra è permeabile alla corruzione.
«CHI SA, PARLI»

«Chi ha notizie di reato vada dai magistrati, non attenda che i magistrati vadano da lui. Se c'è qualcuno di noi che sa parli, se c'è qualcuno di noi che ha sbagliato paghi», è stata la sfida lanciata dal segretario, rivendicando il profilo garantista del partito. «Il Pd è quel partito che non ha paura di vincere la sfida sul garantismo, noi siamo garantisti sul serio. Non è accettabile l'idea che un avviso di garanzia sia sufficiente a mandare a casa un esponente politico. Ma con la stessa franchezza siamo quel partito che se uno di noi patteggia per un'operazione di finanziamento illecito gli chiediamo un passo indietro. Se si patteggia, significa che si è colpevoli. E chi è colpevole è giusto che non faccia il sindaco», ha detto Renzi, con chiaro riferimento alle dimissioni dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, coinvolto nello scandalo del Mose.
LE TRE SFIDE

Al pari, il segretario piddino si è rivolto all’Associazione nazionale Magistrati, mettendo in chiaro che «non è un attentato all'indipendenza delle toghe mettere un tetto ai loro stipendi. Ma se tra noi c'è qualcuno che sbaglia e non c'è fumus persecutionis, noi anche in campagna elettorale siamo pronti a votare l'arresto di uno di noi. Sul tema della giustizia, sconti a nessuno». Il Pd, insomma, intende continuare a camminare «a testa alta» e non è disposto a «perdere la faccia» sulla questione morale: «Non accettiamo da nessun punto di vista che sulla giustizia si giochi il derby che c'è da venti anni, andando avanti in maniera totalmente ideologica». Una sfida con cui Renzi, lo ha detto e ripetuto a più riprese, vuole trasformare la questione della legalità in questione prima di tutto culturale. Strettamente legata ai tre temi su cui il Pd dovrà «giocare la battaglia delle prossime settimane»: l'Europa, la «sconvolgente» disoccupazione giovanile e una «gigantesca campagna» per l'educazione e la scuola.
«Se il 40,8% è percentuale che stupisce», il leader del Pd ha ricordato che «c'è un'altra percentuale che sconvolge con il 4 davanti e continua a crescere: la disoccupazione giovanile». Un’emergenza su cui intervenire nel breve periodo: «Dalla crisi esci se prendi questo 40,8% e hai il coraggio di fare l'unica grande vera rivoluzione, che è quella educativa, partendo dalla scuola», con un provvedimento di legge che vedrà la luce entro luglio. La carta che il Pd intende giocare nei prossimi mille giorni, «è una gigantesca sfida educativa, culturale, di rilancio del Paese che parta dalla scuola, la cultura, l'innovazione e la Rai», su cui il Pd intende aprire una discussione seria. Un quadro in cui il ruolo dell’Italia alla guida del semestre europeo, sarà cruciale: «Il Pd va in Ue non per farsi spiegare cosa deve fare ma con l'orgoglio di chi ha il coraggio e l'intelligenza di proporre soluzioni che pensano più alle imprese e alle famiglie, e meno a chi in questi anni in Ue ha vissuto solo di rendita». Come pure Renzi ha difeso l’operazione Mare Nostrum, rilanciando: «Chiediamo che sia gestita insieme all'Europa, non che sia cancellata».

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