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Data: 15/06/2014
Testata giornalistica: Rassegna.it
Riforma Pa: Cgil, delusione e sconcerto. Camusso, da governo ci aspettavamo più coraggio

"Nel decreto del governo nessuna misura che migliori il rapporto tra cittadini e amministrazioni". Con il dimezzamento dei distacchi sindacali "è stata manomessa pesantemente la rappresentatività prevista dalla legge"
"Si era e si continua ancora a parlare di una riforma per i cittadini, ma nel decreto legge non si intravvede alcuna misura che possa favorire realmente il rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni". Lo afferma la Cgil commentando in una lunga nota le decisioni del governo. "Non vi sono norme - si legge - che semplifichino effettivamente l'accesso ai servizi pubblici e riducano il carico burocratico per i fruitori delle Pubbliche Amministrazioni. Andrà valutato se invece qualche beneficio sia stato previsto per le sole imprese".

"Se questo è il provvedimento - prosegue la Cgil - non vi può che essere delusione e sconcerto per una riforma annunciata come epocale, ma che vedrà forse la sua attuazione in un tempo più lungo, quando si chiarirà quali siano le linee che il Governo vorrà assumere, visto che il disegno di legge con il quale si dovrebbe procedere alla riorganizzazione è una sorta di 'delega in bianco'. Insomma la riorganizzazione ancora una volta viene annunciata, ma viene rinviata ad un tempo futuro e a contenuti che si capiranno in seguito".

In ogni caso, a giudizio del sindacato "lo stesso disegno di legge manca di quel coraggio innovativo molto annunciato e fino ad oggi poco attuato, anche nello stesso decreto legge. Alcune innovazioni contenute nel decreto legge vanno poi ben capite per gli effetti che produrranno in materie sensibili (edilizia; ambiente; etc.) o per l'incremento delle tariffe, come nel caso del bollo auto. Le parole qualità ed accessibilità e reale trasparenza non compaiono mai".

"Ciò è tanto più grave nel momento nel quale la risposta alla corruzione dilagante non può certo esaurirsi nel pur positivo provvedimento che riguarda l'autorità anticorruzione. Anzi un coraggio maggiore sulla trasparenza, sulla controllabilità, sul sistema degli appalti sarebbe e continua ad essere necessario. Per noi una riforma della p.a. che produca effetti reali e palpabili sulla fruizione dei servizi pubblici e l'esercizio dei diritti sociali e civili per i cittadini è un valore fondamentale".

"Daremo al Parlamento il contributo della Cgil e della organizzazione di categoria - si legge ancora - per cambiare un provvedimento che non riforma. Quel contributo che il Governo non ha ricercato e non ha voluto.
Analogo incerto effetto non c'è sul lavoro pubblico. Risulta chiaro come anche con questo provvedimento si continui ad identificare la P.a. da riformare con il lavoro pubblico da colpire".

"Il provvedimento fin qui conosciuto è pieno di norme che colpiscono il lavoro pubblico e delineano un inquietante disegno di subordinazione della dirigenza pubblica. Altro che riforma della dirigenza! Si pensa sempre di più ad una amministrazione pubblica asservita alla politica. Anche l'elemento innovativo della cosiddetta staffetta generazionale viene inserito in un contesto utilizzato, da un lato per iniziare a liberare gli enti locali dalla politica di austerità, ma meno di quanto ci sarebbe bisogno, dall'altro per affrontare temi sensibili relativamente all'autonomia della magistratura".

"Ci auguriamo su questo tema - prosegue il comunicato - che la possibilità di assumere almeno 15.000 giovani sia reale; che non si dimentichino gli 83.000 precari i cui contratti sono vicini alla scadenza, ad iniziare da quelli impegnati nel progetto “garanzia giovani” per i quali dopo le parole del ministro del Lavoro ci aspettavamo più coraggio nel “cambiare passo” nelle politiche di investimento anche nelle risorse del lavoro pubblico.
Inquietante è quanto si profila dietro la parola d'ordine di riforma della dirigenza".

"Ampliamento percentuale dei dirigenti 'chiamati' direttamente dalla politica. Nel decreto per gli enti locali; nel ddl per gli statali per i quali i limiti numerici verranno fissati successivamente. Questi dirigenti rispondono del loro operato solo a chi li ha nominati (uno spoils system che si allarga notevolmente) tutto a discapito dei dirigenti entrati per pubblico concorso! Si aumentano i dirigenti esterni 'a chiamata', senza prima accertare che non esistano dirigenti assunti con concorso che abbiano i requisiti richiesti e poi si afferma la licenziabilità dei dirigenti stessi laddove non abbiano incarichi per un certo periodo di tempo. Si tratta di una innovazione radicale, con profili di dubbia legittimità costituzionale e che rischia di segnare l'idea stessa della riforma: avere un a dirigenza asservita alla politica".

"Una dirigenza che va certo riformata - precisa la Cgil - ma tenendo ben fermi i principi costituzionali e misurata nel rapporto tra obiettivi e risultati. Anche in tema di mobilità volontaria ed obbligatoria o di demansionamento, si delinea una misura sganciata da qualsiasi riforma organizzativa. Per introdurre norme che potrebbero cambiare la vita lavorativa delle persone senza regole contrattuali, si interpretano in modo truffaldino le norme vigenti per poi derogarle come nel caso della retrocessione professionale. Una misura che colpisce e soprattutto rende il lavoratore pubblico asservito alla politica nazionale e locale, senza diritti contrattuali e senza contrattazione. Sul tema delle prerogative sindacali la Cgil smentisce che nel corso dell'incontro del 12 giugno questo sia stato l'unico tema sollevato".

"Si tratta di una affermazione falsa che fa del male soprattutto a chi la usa per nascondere il disagio e la contrarietà espressa dai sindacati su un progetto che non è una riforma. L'intervento che dimezza le libertà sindacali colpisce, come vendetta, direttamente l'attività dei delegati sui posti di lavoro che saranno interessati ai processi di riforma e colpisce le stesse organizzazioni che ogni tre anni si misurano anche elettoralmente per stabilire la loro rappresentatività nella contrattazione. A queste elezioni partecipa più dell'80% dei lavoratori pubblici (un numero ben superiore a quello di quanti hanno risposto alla consultazione online). Con questa misura legislativa si manomette pesantemente la rappresentatività sindacale prevista dalla legge".


"Nessuna ricaduta positiva nel rapporto con i cittadini"
"Avremmo voluto dal governo una maggiore dose di coraggio nell'affrontare il tema del riordino della pubblica amministrazione. Le misure annunciate ieri, infatti, non avranno alcuna ricaduta positiva nel rapporto tra cittadini e amministrazioni pubbliche non incidendo sull'organizzazione degli uffici. Assente è anche una decisa spinta alla privatizzazione completa del rapporto di lavoro pubblico, una misura che la Cgil chiede con forza convinta che sarebbe questa una vera e proficua riforma del lavoro pubblico". Lo dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

"Di diverso segno sono le decisioni assunte dal governo per contrastare la corruzione. Queste rappresentano un passo nella giusta direzione che va ora completato con una profonda riforma della legge sugli appalti e sui meccanismi profondi che fino ad ora hanno facilitato la corruzione e la concussione. Condivisibile è la decisione di aver scelto un'unica Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici e contro la corruzione e di averla affidata a Raffaele Cantone. Cosi come è apprezzabile aver promosso una donna, Rossella Orlandi, ai vertici dell'Agenzia delle entrate".

"In direzione opposta e scelta contraddittoria - prosegue - con l'intenzione del governo di operare uno netto contrasto alla corruzione è invece l’eliminazione della catena delle responsabilità solidale verso i lavoratori delle ditte in subappalto. Si viene infatti a creare una situazione che relega questi lavoratori in una terra senza più regole a tutela del lavoro e dei diritti. Eliminare la solidarietà sociale delle imprese non è semplificazione, ma la rinuncia a creare una catena virtuosa e trasparente degli appalti, abbandonando la strada della qualità e della responsabilità delle imprese nei confronti dei lavoratori e del sistema pubblico. Mi auguro - conclude Camusso - che la giusta e corretta assunzione di responsabilità della politica nei confronti della piaga corruttiva, invocata anche oggi da Matteo Renzi, porti il governo a correggere queste pericolose distorsioni".

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