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Pescara, 24/11/2024
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Data: 16/06/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
D’Alfonso col bilancino per accontentare tutti. I tasselli della Giunta incasellati col criterio della spalmatura sul territorio

PESCARA Entro metà settimana saranno ufficializzati i nomi dei nuovi assessori regionali. Il neo governatore Luciano D’Alfonso, venerdì, durante la cerimonia per il passaggio delle consegne, ha chiesto un paio di giorni per ufficializzare la rosa che andrà a comporre la nuova Giunta. In realtà avrà bisogno di qualche giorno in più, ma la partita appare ormai chiusa. Difficile che a riaprirla possa essere la Corte d’Appello dell’Aquila, che stamattina effettua i nuovi conteggi, sulla base dei verbali rettificati dall’ufficio elettorale del Tribunale di Teramo, che in precedenza aveva commesso degli errori di trascrizione relativi ai voti conseguiti dalle liste Regione Facile e Valore Abruzzo. Il calcolo dei resti dovrà essere rifatto da capo, ma non sono attesi grossi scossoni: il Partito Democratico perderà l’undicesimo consigliere, Antonio Innaurato, mentre dovrebbe scattare il secondo seggio di Regione Facile, che premierà Alessio Monaco. Secondo alcune interpretazioni, tuttavia, sarebbe a rischio la permanenza all’Emiciclo di Mario Oliveri, l’altro consigliere di Regione Facile, che in un primo tempo sembrava certo di entrare. Sul piano degli equilibri interni alla maggioranza, ad ogni modo, si assisterà soltanto ad una lieve attenuazione dello strapotere Pd, ma i rapporti di forza resteranno immutati. D’Alfonso, non a caso, marcia spedito verso la formazione di una giunta largamente egemonizzata dal Pd: sono già blindati gli assessorati riservati al chietino Silvio Paolucci, alla pescarese Marinella Sclocco e all’aquilano Giovanni Lolli. Anche il teramano Dino Pepe, nonostante alcuni rumors lo diano in bilico, dovrebbe spuntarla. Con la new entry Donato Di Matteo, che sembra aver vinto la battaglia per la conquista di un posto in Giunta, gli assessorati in quota Pd salirebbero a cinque, su sei complessivamente disponibili. I democrat otterranno anche la presidenza del Consiglio regionale, che andrà al marsicano Giuseppe Di Pangrazio e l’incarico di capo di gabinetto della presidenza, che sarà ricoperto dal consigliere uscente Claudio Ruffini. A questo punto, ragionando per esclusione, sarà richiesto un sacrificio alle forze minori: Regione Facile, la lista civica messa in piedi dallo stesso D’Alfonso, che alla luce delle rettifiche dovrebbe ottenere due consiglieri, per ovvie ragioni non si metterà di traverso. Anche l’Idv, rappresentata all’Emiciclo da Lucrezio Paolini, appare piuttosto conciliante e una presidenza di commissione dovrebbe essere più che sufficiente per compensare il mancato coinvolgimento nell’esecutivo. Il testa a testa finale, per conquistare l’ultimo posto in Giunta, mette l’uno contro l’altro Mario Mazzocca di Sel e Andrea Gerosolimo di Abruzzo Civico. Tutti gli indizi, però, sembrano indicare che sarà proprio Mazzocca a restare fuori. Il più evidente è legato a ragioni di equilibrio territoriale. Oltre al presidente D’Alfonso, infatti, il comprensorio pescarese è in procinto di piazzare due assessori: Sclocco e Di Matteo. Nominare un quarto assessore della stessa provincia, quale il sindaco di Caramanico Terme, significherebbe appiattire la Regione su Pescara. Mazzocca, ad ogni modo, è determinato a vendere cara la pelle, come dimostra uno dei post più recenti pubblicati sul suo profilo Facebook: «Abituati a metterci la faccia. Abituati a non mollare. Mai». D’Alfonso non è certo il tipo di politico che si lascia ingabbiare all’interno di schermaglie di tipo territoriale e più volte ha ripetuto che la sua Regione sarà caratterizzata da livelli di governance particolarmente innovativi, che andranno molto al di là dei semplici assessorati. Ad ogni modo dovrà fare i conti con le istanze dei vari comprensori e soprattutto con le rivendicazioni dei partiti più piccoli, che hanno proprio nella partecipazione alla Giunta regionale una delle rare occasioni di visibilità. La giunta Chiodi, peraltro, ha infranto un tabù, considerando la folta presenza di assessori teramani nell’esecutivo della passata legislatura. D’altronde non è certo l’appartenenza territoriale a garantire la qualità degli uomini di governo: a fare la differenza dovrebbero essere il merito, le competenze e la capacità di risolvere i problemi.

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