Grillo vuole incontrare Renzi. Renzi accetta ma stavolta lo streaming lo chiede lui. Il disgelo è sulle riforme, in particolare su quella della legge elettorale. Il premier non si aspettava la svolta improvvisa del leader del M5S e la accoglie così: "Grillo è un uomo che ci ha abituati ogni giorno a una sorpresa. Con Beppe non ci si annoia mai. Ma voglio lo streaming perché è bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani".
I primi approcci tra i due dopo la svolta sono così e il cambiamento di stagione è evidente. Da "Ebetino di Firenze" a "leader legittimato dal voto": il nuovo corso di Grillo e di Casaleggio, nei confronti di Renzi, sta tutto in questo passaggio semantico. E sta soprattutto nei tre milioni di voti persi dal Movimento 5 Stelle tra le elezioni politiche del febbraio 2013 e le Europee di questa primavera. Dunque la necessità di rompere il ghiaccio. "Scongelatevi", avevano detto ai grillini nel doppio streaming sia Letta sia Renzi.
Ma l'invito era caduto nel vuoto. Adesso il ripensamento alla luce di una serie di debolezze, come ammettono in questa domenica politicamente fattiva nei gruppi pentastellati della Camera e del Senato. La prima debolezza è di tipo parlamentare, cioè il pericolo che alcuni senatori grillini, in autonomia, cominciassero a dialogare con il governo sulle riforme. "Dobbiamo giocare di anticipo", si sono detti Grillo e Casaleggio. Non vogliono più passare per quelli che dicono solo di 'no', anche perché la loro base elettorale, che ora infatti plaude alla svolta, da tempo premeva per l'autoscongelamento e temeva che il Movimento 5 Stelle finisse in un cono d'ombra. È la stessa paura che ora, dopo il 40,8% del Pd, nutrono tra Genova e Milano i diarchi del Movimento. Ai quali si è rivolto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e enfant prodige del nuovo corso grillino, per caldeggiare la svolta di cui lui è promotore, dopo aver raccolto gli umori e i malumori dei deputati. E già domani partirà la lettera formale per chiedere a Renzi un incontro che potrebbe tenersi nei prossimi giorni.
Intanto, oggi, i diarchi sono passati all'attacco. Sulla base naturalmente di una serie di convinzioni a proposito della legge elettorale che Grillo va coltivando da tempo e sempre di più dopo le elezioni Europee. "L'Italicum è una legge fatta contro di noi", è la premessa. Il dialogo con Renzi però, per i 5 Stelle, dovrà partire dalla loro proposta. "Il nostro movimento ha una legge approvata dai suoi iscritti (e non discussa a porte chiuse in un ufficio del Pd in via del Nazareno) e Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi - sottolineano Grillo e Casaleggio in un post sul blog - qualcosa, anzi molto, è cambiato. La legge M5S è di impronta proporzionale, non è stata scritta su misura per farci vincere come è stato per l'Italicum, scritto per farci perdere. E ora? Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S, Renzi batta un colpo. Il M5S risponderà". A rispondere intanto è stato il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini: "Pronti a confrontarci con tutti ma con i 5 Stelle, visti i precedenti, suggeriamo comunque l'adozione dello streaming". Di Maio, che da subito è diventato il protagonista di questa vicenda parlamentare, ha risposto: "Lo streaming si farà". E l'altra vicesegretaria dem, Debora Serracchiani, è sua volta aperturista ma lancia la sfida: "Li aspettiamo alla prova dei fatti".
Renzi, che può avvalersi anche dello scongelamento della Lega Nord sulle riforme dopo l'apertura del segretario Matteo Salvini e il via alle trattative in Senato con Roberto Calderoli, ha segnato un colpo con questa disponibilità del M5S. Il segretario-premier adesso è più libero di poter fare a meno dell'accordo con Berlusconi e, se la trattativa con i grillini va a buon fine, potrà preoccuparsi meno dei mal di pancia dei suoi senatori. Ma al Nazareno non si nascondono le insidie che l'apertura al dialogo di Grillo e Casaleggio nasconde. La prima, subito evidenziata da diversi esponenti democrat tra cui l'europarlamentare Davide Sassoli, è che il proporzionale voluto da Grillo è lontanissimo dall'impianto della legge elettorale su cui lavora il governo e una discussione rischierebbe di tramutarsi in una perdita di tempo e quindi in un grande danno per Renzi. Altra insidia: l'entrata in gioco del M5S può accelerare l'allontanamento di Forza Italia e riportare al punto di partenza tutta la matassa.
Oltretutto, come Renzi ha subito colto, al netto della grande soddisfazione dovuta alla svolta grillina, una delle ragioni del successo del Pd è stata anche la mancanza di iniziativa politica da parte del M5S che ha spinto molti suoi elettori a non ridargli il consenso tributatogli nel febbraio 2013. I grillini scongelati rischiano perciò di essere di nuovo competitivi, ma questo è un problema che si porrà in seguito.
Per ora si aspetta lo streaming. Nel quale Grillo non farà più la parte del cattivissimo e Renzi avrà modo di dire tutte quelle cose che il leader pentastellato, l'altra volta, gli ricacciò in gola.