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Data: 17/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, Etihad impone l’aumento

ROMA Alitalia chiama un nuovo aumento di capitale per soddisfare una delle principali condizioni poste da Etihad. Il cda di Cai di venerdì scorso, che ha approvato il bilancio 2013 (rosso di 562 milioni) e ha dichiarato di prendere in considerazione tutte le condizioni poste dagli arabi nell’ultima lettera, ha anche varato un rafforzamento patrimoniale da 200 milioni che verrà sottoposto all’assemblea dei soci riuniti, in seconda convocazione, il 25 luglio. L’operazione sarebbe stata espressamente chiesta da Etihad al fine di blindare la continuità aziendale per altri 12 mesi, in base ai principi contabili. Senza l’aumento e al netto delle perdite 2013, il capitale scenderebbe a 220 milioni, facendo ricorrere gli estremi previsti dall’art. 2446 codice civile che costringe il board ad alcune determinazioni. Allo stato, la continuità è assicurata solo sino a fine ottobre.
IL NUOVO ESBORSO
Sei mesi dopo l’aumento da 300 milioni versato a Natale scorso che ha aperto le porte a Poste (75 milioni) e Unicredit (50 milioni sotto forma di garanzie), per i soci si profila dunque un nuovo esborso, chiesto esplicitamente dal partner per garantire che il vettore italiano resti in piedi fino al momento in cui si concretizzerà l’alleanza con il conferimento in una newco di dipendenti, aeromobili e slot. In questa newco dovrebbe entrare Etihad con 365 milioni di equity mentre nell’attuale Alitalia rimarrà il contenzioso (EasyJet, Toto) che dovrebbe essere fronteggiato con i 200 milioni del nuovo aumento di capitale.
Per Intesa, diventato primo azionista con il 20,59% avendo sottoscritto la sua vecchia quota (8,55%) e prestato 50 milioni di garanzie nel precedente aumento, si profila un esborso di altri 41,1 milioni. Per Poste (col 19,48%) altri 38,9 milioni, per Unicredit (12,99%) assegno da 25,9 milioni, così come il gruppo Percassi, tirato dentro da Intesa nelle more del precedente aumento, sborserà 7,8 milioni. Piuttosto, in assemblea si annida l’insidia di G&C Holding (1,24%) che a gennaio ha chiesto 85 milioni di danni perché l’aumento da 300 milioni fu varato senza continuità aziendale, contestando il ruolo di Intesa.
Entro la prossima assemblea comunque, Gabriele Del Torchio, che ha ricevuto dal cda il mandato di finalizzare l’accordo, confida di chiudere il negoziato con le banche creditrici sul piano di ristrutturazione dei 565 milioni di debiti e con i sindacati sui 2.261 esuberi. La risposta ad Etihad, prevista in partenza ieri, slitta però di qualche giorno. Sempre ieri è saltato anche l’incontro con i sindacati sugli esodi. Con le banche creditrici, invece, il negoziato sta prendendo una piega precisa. Dal write off (cancellazione) di circa 1/3 del debito verranno escluse le linee di factoring, come chiesto da Mps (70 milioni di autoliquidante) e Pop Sondrio (15 milioni): queste posizioni, saranno convertite in strumenti denominati di quasi equity che dovrebbero attribuire una priorità nel rimborso rispetto alle linee di cassa, da trasformare in capitale. «Etihad ha chiesto un alleggerimento del debito - ha detto ieri Gian Maria Gros-Pietro, presidente cdg di Intesa - ognuno dovrà fare la sua parte, tenendo conto, naturalmente, dei propri profili di rischio».

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