PESCARA Nell'era di Matteo Renzi anche il Pd di Luciano D'Alfonso prende tutto: presidenza della Regione, cinque assessori su sei e lo scranno più alto dell'Emiciclo. Confermate le nostre anticipazioni. Quasi un monocolore Pd la giunta che il neo governatore ufficializzerà oggi, se si esclude la casella riservata a Sel con l'ingresso nell'esecutivo dell'ex sindaco di Caramanico Mario Mazzocca, che sino all'altro ieri militava proprio nel Pd. Gli altri assessori sono Giovanni Lolli, Silvio Paolucci, Marinella Sclocco, Dino Pepe e Donato Di Matteo. La presidenza del Consiglio regionale andrà a Giuseppe Di Pangrazio, anche lui Pd, eletto nella circoscrizione aquilana. Per non parlare dei ruoli riservati a Camillo D'Alessandro e Claudio Ruffini, con mansioni di sottogoverno ma strategiche. Abruzzo civico non ci sta e chiede di incontrare «urgentemente» D'Alfonso. Prima rogna. Mentre Alfonso Mascitelli, Idv, chiede a D’Alfonso di «andare avanti senza perdere tempo».
Una squadra che appare modellata sul blocco Pd, tra veterani e nuove promesse chiamati a dare equilibrio ad ogni reparto. Il più giovane è Silvio Paolucci, 36 anni, ma l'ex ragazzo di Tollo ha preso in mano il partito da cinque anni, da quando fu eletto segretario regionale ereditando un Pd a pezzi dopo Sanitopoli. Ma prima di succedere a D'Alfonso (fermato anche lui dalle Procure), Paolucci aveva già ricoperto a soli 29 anni l'incarico di segretario della federazione Pd di Chieti. Un enfant prodige che di carriera ne ha fatta tanta da quel 5 aprile 2009: secondo degli eletti in assoluto alle ultime regionali con quasi ottomila preferenze e partito in grande salute dopo il difficile compito di rinnovamento. A lui andranno le deleghe più pesanti: Bilancio, Programmazione economica e Sanità, che resta però commissariata in attesa delle decisioni del Governo. Il veterano è Giovanni Lolli, classe 1950, al quale, oltre alla fascia di capitano, andranno la vice presidenza della giunta e le deleghe a Ricostruzione dell’Aquila, Attività produttive, Sport e Turismo: Lolli, unico esterno della giunta D'Alfonso, che fu segretario regionale della Fgci nel 1976, venne nominato trent'anni dopo sottosegretario nel Governo Prodi, con delega allo Sport.
Giovane è poi Marinella Sclocco, 38 anni, pescarese, psicologa, unica donna dell'esecutivo, anche lei con una lunga esperienza politica alle spalle. E' stata la prima donna a sedere sui banchi del Consiglio provinciale di Pescara, a soli 31 anni, prima di essere eletta in Consiglio regionale alle elezioni del 2008. A lei andranno le deleghe a Politiche sociali, Cultura e Istruzione. La vera new entry è rappresentata però dall'ex sindaco di Torano Nuovo, Dino Pepe, 45 anni il prossimo settembre, eletto nella circoscrizione teramana con circa 6.600 preferenze: laurea in Economia e commercio e orgogliose origini contadine. Nella giunta D'Alfonso Pepe si occuperà di Agricoltura, altra delega piuttosto ambita. Poi c'è Donato Di Matteo, il medico di base originario di Roccamorice, ritenuto da più parti una presenza ingombrante per i suoi trascorsi alla guida dell'Aca, l'azienda acquedottistica che per il Pd doveva rappresentare una risorsa e invece è stata solo una fonte di guai (chiedere a Giorgio D'Ambrosio). Di Matteo però di voti ne ha presi tanti: quasi settemila, e D'Alfonso non se l'è sentita di sbarrargli il passo. Anche a lui andrà un assessorato pesante: quello dei Trasporti, la seconda voce di spesa nel bilancio regionale dopo quella della Sanità, tra l'altro con un compito immediato da assolvere secondo quanto annunciato dallo stesso neo governatore: la fusione di Gtm, Sangritana e Arpa nella nuova società unica. Ci sono tuttavia altre deleghe importanti da assegnare, come quelle delle Infrastrutture, della Protezione civile, dei rapporti con l'Europa. Non è escluso che su una materia così strategica e a lui più congeniale, come quella delle Infrastrutture, D'Alfonso decida di fare da solo, tenendo per sé la delega. A Mario Mazzocca andrà invece l'assessorato all'Ambiente, Parchi, Enti locali e Ciclo integrato dei rifiuti. Anche lui, classe 1961, architetto, ricercatore e consulente ambientale, è un veterano della politica con un lungo passato socialista prima di cedere alle sirene del Pd, dove è stato eletto sindaco di Caramanico, e infine al partito di Nichi Vendola e Gianni Melilla.
E Di Matteo ritrova una poltrona che conta
PESCARA Di Matteo sì, Di Matteo no. D'Ambrosio sì, D'Ambrosio no. Adesso il tormentone della campagna elettorale sembra davvero finito. O è solo iniziato, vedremo. Due grandi portatori di voti del Pd, soprattutto nelle zone interne del Pescarese, accomunati da un destino che non ha sempre portato bene: la guida dell'Aca, l'azienda consortile acquedottistica finita sotto accusa dopo lo scandalo dei pozzi inquinati di Bussi. D'Ambrosio ha avuto la peggio. Dopo il no del Pd alla sua candidatura ha trovato casa nel Centro democratico di Bruno Tabacci ma non ce l'ha fatta a raggiungere i banchi del Consiglio regionale. Di Matteo ha fatto invece il pieno di preferenze e ha portato a casa non solo lo scranno ma, a sorpresa, anche l'assessorato.
Quasi tutti lo davano fuori dalla giunta D'Alfonso. Alla fine nella squadra di governo è entrato e a suon di carica, visto che dovrebbe assumere la delega ai Trasporti, detenuta da Giandonato Morra nella giunta Chiodi. I partiti minori della maggioranza sono sul piede di guerra: Abruzzo civico dell'ex direttore del Tg1 Giulio Borrelli ha chiesto un incontro urgente con il neo governatore: non ha affatto gradito l'idea di restare fuori dalla stanza dei bottoni per far posto proprio a Di Matteo. Per non parlare delle opposizioni, a partire dalla agguerrita pattuglia grillina: un invito a nozze, tanto per cominciare.