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Pescara, 24/11/2024
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Data: 18/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Urbanistica, D’Alfonso prosciolto in Cassazione Per questa inchiesta nel 2008 si era dovuto dimettere da sindaco

Gli accordi di programma erano regolari e non c’è stata nessuna tangente. I giudici della suprema Corte di Cassazione hanno scritto la parola fine all'inchiesta sull’urbanistica per la quale l’attuale governatore d'Abruzzo, Luciano D’Alfonso (difeso dall’avvocato Giuliano Milia), all’epoca sindaco di Pescara, fu costretto a dimettersi dalla carica lasciando via libera al centrodestra per la guida della città.
I giudici romani hanno rigettato il ricorso presentato dal pm Gennaro Varone decretando di fatto la conferma del proscioglimento che proprio un anno fa era stato sentenziato dal gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, con la formula piena, perché il fatto non sussiste. Il rigetto del ricorso naturalmente riguarda anche tutti gli altri imputati finiti nella stessa inchiesta - sedici in tutto - a cominciare dal braccio destro dell’allora sindaco, Guido Dezio (difeso dall’avvocato Marco Spagnuolo), dagli esponenti politici di palazzo di città Licio Di Biase e Giuseppe Bruno (assistiti dall’avvocato Barbara D’Angelosante) e Vincenzo Dogali (difeso dall’avvocato Vasile). E poi ancora i costruttori Alfio Sciarra, Lorenzo Di Properzio, Giovanni Di Vincenzo, Michele D'Andrea, Franco Lamante, Ennio Chiavaroli, oltre al dirigente comunale Gaetano Silverii, a Nicola Ferrara, Nicola Di Mascio, Alessandro Di Carlo e l’imprenditore Franco Olivieri.
Le accuse a vario titolo erano di corruzione e concussione per lavori concessi e promessi in cambio di favori, stando almeno al teorema accusatorio che era già stato smontato dalle difese davanti al gup di Pescara, ma che il pm Varone ha continuato a sostenere anche in Cassazione, dove peraltro il procuratore generale ha chiesto l’accoglimento del ricorso, argomentando anche con forza la tesi del collega Varone. Ma il collegio dei giudici romani della sesta sezione penale, presieduto da Alfonso Di Virginio, non ha avuto dubbi ed ha definitivamente respinto la tesi accusatoria, scrivendo la parola fine su questo procedimento.
Come si ricorderà, l’inchiesta sull’urbanistica è stato il primo procedimento avviato dalla procura pescarese contro i vertici comunali guidati da Luciano D’Alfonso. Un procedimento travagliato, avviato diversi anni fa (quasi tutti i reati peraltro sarebbero caduti in prescrizione da qui a poco) dal pm Aldo Aceto il quale, prima di lasciare Pescara, aveva chiesto ai suoi colleghi del pool di sottoscrivere una richiesta di arresti che poi non venne condivisa.
E' stato anche il procedimento in cui è stata data una giusta valutazione della cosiddetta “lista Dezio”, quella sulla quale erano riportati nomi di imprenditori pescaresi con a fianco delle cifre che secondo Varone corrispkndevano a tangenti. «Questo giudice - scrisse il gup pescarese - non ritiene provata la circostanza che le somme riportate nella lista Dezio siano da ricondurre al prezzo per accordi corruttivi tra le parti, ritenendosi invece le stesse riferite a finanziamenti al partito politico La Margherita». E che quella lista non fosse l’elenco delle tangenti lo ha sancito anche il collegio del Tribunale che ha assolto lo stesso D’Alfonso e tutti gli altri imputati dal processo Housework, sempre con la formula piena.

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