Fatture fasulle in cambio di servizi inesistenti. L’ultima presunta truffa che coinvolge Atac è contenuta nella relazione del collegio dei sindaci allegata al bilancio che entro fine mese dovrebbe essere approvato dal consiglio di amministrazione. A sollevare i dubbi su una serie di fatturazioni sono proprio i revisori. Un imbroglio che galleggia su tre soggetti: Atac, una ditta privata di trasporto disabili e Ifitalia una società che fornisce servizi finanziari. La società di trasporto con la complicità di uomini interni ad Atac ha costruito una truffa da 7 milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dai revisori la ditta di trasporto, che forniva ad Atac un servizio di pulmini per i disabili, avrebbe prodotto fatture false con la complicità di persone interne all’azienda, consegnandole poi a Ifitalia, che gliele aveva scontate, come si fa con i crediti.
IL RAGGIRO
La banca ha continuato a pagare la società. Ma a un certo punto l’istituto si è trovato con 10 milioni di credito. È stato allora che la direzione ha sollecitato Atac, spiegando di voler incassare i 10 milioni registrati sulle fatture. Ma l’ufficio pagamenti dell’azienda capitolina di trasporto ha risposto spiegando che i milioni dovuti alla ditta privata non erano 10, ma solo 3. Ed è a questo punto che è stato scoperto l’impiccio. Una truffa costruita con fatture false, agghindate con numeri di telefono e numeri di fax veri, che risultano intestati a un vero ufficio di Atac, ma con altri dettagli scombinati. Un locale frequentato, però, mediamente da un centinaio di persone al giorno. Impossibile, quindi, risalire con facilità all’uomo che ha inviato le fatture alla ditta di trasporto disabili, girate poi alla banca.
CHI FIRMAVA
È partita anche una denuncia alla procura della Repubblica, inviata proprio dal collegio sindacale. Il firmatario di questi documenti falsificati, con timbri, nomi dei responsabili degli uffici e carta intestata dell’azienda di via Prenestina, risulta essere un geometra. Un impiegato modello che era stato sì dipendente di Atac, ma che da anni è in pensione, risultato estraneo alla vicenda. Una truffa grossolana, quindi, ma ben congegnata.
GLI INVESTIGATORI
Continua il lavoro degli investigatori che l’altro giorno hanno sequestrato computer e documenti nella sede Atac. Sotto la lente migliaia di fatture dal 2005 al 2012 per oltre 100 milioni di euro, un filone che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati l’ex ad di Atac Gioacchino Gabbuti e l’ex dg Antonio Cassano, assieme ad altri cinque dirigenti. Ma è solo l’inizio. Una montagna di documenti per fare luce sui biglietti clonati, e su una miriade di appalti, che avrebbero portato l’azienda sull’orlo del baratro. Compresa la serie di mini scandali sulle forniture d’oro che hanno scialacquato parte del patrimonio dell’azienda: dagli appalti delle pulizie gonfiati del 30 per cento rispetto ai valori di mercato, ai dischi dei freni della metro pagati 6 milioni ma che valevano la metà, ai 20 milioni di consulenze d’oro. Una maxi inchiesta su cui i magistrati stanno cominciando a tirare le somme.