ROMA È muro contro muro tra Alitalia e sindacati sugli esuberi: l’azienda conferma i numeri, ma i sindacati avvertono che non accetteranno mai 2.251 licenziamenti. Il confronto tuttavia va avanti con un nuovo appuntamento domani: i sindacati vogliono infatti vedere ed approfondire il piano di Etihad per capire i presupposti che hanno portato a chiedere di lasciare a casa oltre duemila persone. Intanto si infittiscono le voci su un possibile arrivo di Luca Cordero di Montezemolo alla presidenza della compagnia: un tema «ad oggi non sul tavolo», precisano fonti vicine al numero uno di Ferrari, ma che potrebbe essere riaffrontato una volta concluso l’accordo con Etihad, visti gli ottimi rapporti che Montezemolo intrattiene da anni con gli Emirati. La trattativa tra azienda e sindacati è ripresa ieri dopo l’intoppo di lunedì, quando Alitalia, in modo inusuale, ha convocato insieme sindacati confederali e associazioni professionali, facendo irrigidire alcune sigle. Nel corso di un confronto durato circa tre ore, il direttore del personale di Alitalia Antonio Cuccuini ha confermato a Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl trasporti i 2.251 esuberi suddivisi per categorie (1.084 personale di terra, 380 personale navigante, di cui 258 assistenti di volo e 122 piloti; i restanti 787 sono i lavoratori già in Cig a zero ore volontaria). I sindacati hanno detto no ai licenziamenti, ma hanno accettato di proseguire il confronto per capire meglio il piano di Etihad. «Non possiamo condividere 2.251 licenziamenti», ha detto chiaramente al termine della riunione il segretario nazionale della Filt Mauro Rossi, facendo capire che non verranno accettati nemmeno se saranno in numero inferiore: «Non si tratta di fare sconti. Chi investe 560 milioni non può avere la necessità di mettere per strada 2.251 persone».