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Pescara, 24/11/2024
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20/06/2014
Il Centro
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Mazzette sul dopo terremoto - Ricostruzione, altri appalti sospetti. Nel mirino i restauri di palazzo Margherita, della chiesa di San Silvestro e del Teatro Sant’Agostino. Lunedì interrogatori. D’Ercole: non sono un intrallazzatore |
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L’AQUILA Il gruppo dei professionisti capeggiati dall’ex vice commissario per la ricostruzione dei beni culturali, Luciano Marchetti e la segretaria AlessandrMancinelli, entrambi agli arresti, si è occupato di una serie di gare per appalti di restauri che oggi più che mai sono sotto la lente degli investigatori alla ricerca di presunte irregolarità Si tratta di opere che riguardano circa sessanta milioni di euro e riguardano ad esempio la chiesa di Sant’Agostino per un importo che sfiora i dieci milioni di euro, il consolidamento della chiesa di San Silvestro, il consolidamento e il recupero di palazzo Margherita, il teatro comunale e il Forte spagnolo e, ovviamente Santa Maria Paganica e Anime Sante. Dalle indagini è emerso come la Mancinelli, previo accordo con Marchetti, si adoperava per individuare gli imprenditori disposti a partecipare a gare di appalto e, di volta in volta, formava una squadra cui affidava i lavori propedeutici alla partecipazione alla medesima gara. Tornando alla Mancinelli, che sarà interrogata dal giudice lunedì mattina insieme a Nunzio Massimo Vinci, anche lui in carcere, dalle intercettazioni emerge una veste di suggeritrice nei riguardi di Marchetti quanto alle strategie da seguire. Nel caso specifico si fa riferimento oltre che alla gara di palazzo Margherita anche a quelle relative alla chiese di San Silvestro e Sant’Agostino. Sempre secondo gli accertamenti della squadra Mobile, costei era anche una sorta di addetta alla pianificazione della partecipazione a determinate gare di determinate imprese. Ma questa funzionaria del Mibac è stata anche individuata come una procacciatrice di denaro, tra le ditte edili conosciute, per la pubblicazione di un libro di Marchetti intitolato «Messe in sicurezze all’Aquila». Di fatto era divenuta una coordinatrice dei rapporti tra i progettisti e gli imprenditori edili. Viene rilevato, inoltre, che si è prodigata per ottenere la disponibilità dell’ufficio di Vinci per tenervi, nella scorsa estate, una riunione per parlare, per l’appunto, di attività progettuali riguardanti i lavori di palazzo Margherita e di alcuni edifici di culto. La Mancinelli era divenuta autorevole al punto da redarguire, come si evince da una intercettazione, l’indagato Massimo Vinci in relazione a una determinata fatturazione. Le trenta perquisizioni negli uffici di alcune ditte e di alcuni professionisti, oltre che di avvocati, che sono state fatte in Abruzzo e soprattutto in altre città italiane, sono finalizzate anche a verificare sotto il profilo documentale che tipo di rapporti ci sono stati. Gli investigatori, inoltre, stanno esaminando una serie di rapporti commerciali tra Filippo Marchetti (qui non indagato) e Nunzio Massimo Vinci al fine di capire dove andava a parare quella movimentazione di denaro individuata. Per la verità non tutte le trattative intavolate con alcuni imprenditori di riferimento sono andate a buon fine. Sembra che abbia pesato, in proposito, la pretesa di ottenere immediatamente il versamento di una cosiddetta «quota di ingresso» negli affari in questione. Quanto agli arrestati che sono ai domiciliari il giudice li ascolterà la prossima settimana in un giorno ancora da stabilire.
Il vescovo di Ascoli Piceno: mai voluto gestire soldi e appalti, il nostro unico interesse era la ricostruzione delle chiese D’Ercole: non sono un intrallazzatore
L’AQUILA Da monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno riceviamo e pubblichiamo. «Ritengo fortemente lesivo della mia dignità, oltre che falso e talora incompleto e tendenzioso quanto pubblicato in questi giorni sul mio conto», afferma D’Ercole, in merito in particolare, a un articolo pubblicato sull’Espresso on line. «Innanzitutto il sottoscritto non è mai stato indagato e poi assolto per favoreggiamento e truffa per i cosiddetti fondi Giovanardi. Si tratta d’una notizia falsa e del tutto destituita di ogni fondamento. Per la verità dei fatti, il sottoscritto fu indagato per aver rivelato notizie apprese nel corso dell’interrogatorio come persona informata dei fatti. E cioè che qualcuno, tra quanti collaboravano con me, avrebbe avuto l’intenzione di fare una truffa. Io dissi al Pm che non potevo tacere se c’era questo pericolo e il Pm mi pregò di non farlo, senza impormi il silenzio a termini di legge. Rinviato a giudizio con rito abbreviato sono stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Avendo il pm fatto appello, in quella sede il vice procuratore generale ha chiesto egli stesso l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Insomma, a ben vedere, ho patito questo calvario per aver detto a una persona di non rubare. Quanto alla vicenda della lettera al Presidente Letta, si tratta di una iniziativa di tutti i vescovi dell’Abruzzo perché nella Legge Barca manca un chiaro riferimento alla ricostruzione degli edifici ecclesiastici vincolati e non. Tutti i vescovi, compreso l’arcivescovo dell’Aquila hanno firmato incaricandomi di seguire la pratica, consultando vari esperti in materia tra i quali Luciano Marchetti, fino a poco prima vice commissario per la ricostruzione dei beni ecclesiastici. I vescovi dell’Aquila hanno voluto che nella norma fosse espressamente detto “che per i finanziamenti e le gare di appalto potevano (e avrebbero così voluto fare) delegare la Direzione regionale dei Beni ambientali e culturali, il Provveditorato alle Opere pubbliche e i Comuni”. Perché non è interesse dei Vescovi gestire i soldi e gli appalti, ma fare tutto il possibile perché le Chiese possano essere ricostruite il più rapidamente possibile. Se questo è “mettere le mani sulla ricostruzione”, lascio giudicare a chi non vede le cose con occhio preconcetto e malanimo. Se poi altri avevano intenzioni diverse, e sarà compito della magistratura approfondire, non si può imputare ai Vescovi, e a me in particolare. Sono personalmente stanco di essere così trattato, cioé come un intrallazzatore e non un pastore che prende a cura le sue pecore».
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