Stipendio in ritardo di tre giorni per i dipendenti Atac. «Io ho il mutuo, ora non ho i soldi per pagare la rata. Non era mai accaduta una cosa del genere», tuona un autista su Twitter. La rivolta è scoppiata ieri mattina quando in banca per i quasi 12mila dipendenti Atac doveva arrivare lo stipendio. Invece per la maggior parte di loro è arrivata una comunicazione aziendale che spiegava che il ritardo era dovuto ai tempi connessi a «procedure interbancarie». Circa il 20% dei dipendenti aveva avuto l’accredito del proprio stipendio e la quattordicesima mensilità con valuta 27 giugno, mentre il restante 80%, invece, è rimasto a secco. «I soldi saranno accreditati lunedì, sempre con valuta 27», si è affrettata a rispondere Atac. Ma per molti dipendenti, però, i problemi sono rimasti. Soprattutto per chi aveva scadenze immediate con la propria banca, programmate a fine mese in concomitanza con il versamento dello stipendio. «Mi hanno chiamato dicendomi che non avevo soldi nel conto, intimandomi di pagare la rata del prestito», spiega un impiegato. Un piccolo disagio che lunedì - dicono dall’azienda - sarà risolto.
IL PIANO
Conclusa intanto la questione esuberi degli amministrativi. Accordo concluso tra azienda e sindacati sui 323 spostamenti «dall’ufficio ai bus» reclamati dal piano dell’ad Danilo Broggi, ridotti a 214 dopo la mediazione di Cgil, Cisl e Uil. «Stiamo cercando di risanare Atac assieme a tutti i dipendenti», ha spiegato Gianluca Donati della Cisl Trasporti. Scure anche sui famosi superminimi ad personam, elargiti dalle gestioni passate a circa 680 dipendenti per «meriti politici». La ristrutturazione delle retribuzioni avrebbe consentito di tagliare circa l’80 per cento dei «premi» con un risparmio di oltre 2 milioni l’anno.