PESCARA Volano gli stracci nel principale partito del centro-destra abruzzese. Il comitato regionale di Forza Italia, che si è tenuto l’altro ieri sera all’Hotel Victoria di Pescara, si è trasformato in una resa dei conti senza esclusione di colpi. Durissime le requisitorie dei consiglieri regionali Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, che hanno messo sul banco degli imputati, per la sconfitta alle ultime elezioni regionali, il governatore uscente Gianni Chiodi e il coordinatore del partito Nazario Pagano. Toni più sfumati, ma accuse e bersagli dello stesso tenore, nelle parole del candidato del centro-destra alla vice presidenza della Regione, Paolo Gatti e del deputato Fabrizio Di Stefano. «Non è più possibile minimizzare e fare finta di niente – dà fuoco alle polveri Mauro Febbo, leader dei ribelli e nuovo capogruppo di Forza Italia a palazzo dell’Emiciclo – Se alle europee c’è stata una tenuta, alle regionali è stata una disfatta, dal momento che abbiamo perso con un distacco di diciassette punti percentuali». I primi affondi sono riservati a Chiodi: «Oltre ad aver fatto una campagna elettorale decisamente sottotono, ha commesso dei gravi errori nella gestione degli ultimi mesi di governo, ad esempio ignorando gli avvertimenti lanciati da alcuni di noi, che gli avevano fatto notare come buona parte delle strutture regionali stesse remando contro e come diversi assessorati fossero ormai fuori controllo». Nel mirino anche i pilastri che hanno caratterizzato i cinque anni di governo dell’amministrazione Chiodi, ovvero il rigore di bilancio e il risanamento della sanità abruzzese. Tutti temi che hanno giocato un ruolo di primo piano nella campagna elettorale dell’ex presidente della Regione. «È stato giusto mettere a posto i conti – rimarca Febbo – ma c’è stato un irrigidimento eccessivo, che ci ha impedito di indirizzare le risorse verso ambiti e territori flagellati dai problemi». Il capogruppo di Forza Italia si scaglia anche contro Pagano, che ha provato a giustificare la sconfitta chiamando in causa il vento nazionale che ha soffiato a favore del centro-sinistra e l’azione di disturbo generata dalle recenti inchieste della magistratura, ma che ha anche riconosciuto di aver commesso una serie di errori nella composizione delle liste. «Mi fa piacere che il coordinatore regionale riconosca di aver sbagliato, però dovrebbe spiegare come mai non ha mai accettato la collaborazione offerta da molti di noi e perché ha scelto di riempire le liste senza prendere in considerazione le indicazioni dei territori – punta il dito il consigliere regionale – Quando facevo notare che D’Alfonso stava preparando una corazzata di otto liste, Chiodi mi diceva che non era vero e Pagano rispondeva che era concentrato su Pescara. Peraltro – affonda la lama Febbo - abbiamo visto con quali risultati». È chiaro che i dissidenti avrebbero una gran voglia di chiedere la testa di Pagano, che però è diventato coordinatore regionale solo da pochi mesi e gode della fiducia di Berlusconi. Pagano, almeno per il momento, appare inamovibile, ma una parte del partito non rinuncia a dare battaglia. «In realtà Berlusconi, con tutti problemi che ha, non credo che stia a pensare a Pagano – punge Febbo – Ad ogni modo ci interessa poco che Pagano se ne vada, ma pretendiamo che venga rivista la composizione del coordinamento regionale e dei coordinamenti provinciali, perché il primo coincide con quella che un tempo era la segreteria personale di Pagano, mentre Teramo è in mano agli amici di Chiodi, Pescara agli amici di Pagano, L’Aquila e Chieti sono divise a metà». Il capogruppo di Forza Italia invoca un’inversione di tendenza: «Diciamo basta agli amici degli amici, bisogna riaprire il partito ai territori. Eravamo il partito delle partite iva e dobbiamo tornare a dare dignità a chi ci mette la faccia, ovvero gli amministratori e gli esponenti delle associazioni di categoria e degli ordini professionali». Il prossimo passo, per accelerare sulla via del rinnovamento, sarà la convocazione di una grande conferenza dei quadri. «Pagano temporeggia e sta cercando di rinviarla a settembre – lancia il guanto della sfida Febbo – ma noi vogliamo che si faccia subito e se non ci sarà concessa provvederemo a convocarla da soli».