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Data: 28/06/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Stretta sulla cig in deroga. E la maggioranza si divide sull’articolo 18

ROMA Da una parte la stretta sulla cig in deroga che scatena le proteste dei sindacati. Dall’altra il ritorno dell’eterna discussione sulla riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Che rimettere ordine nel mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali fosse un’impresa ardua, il ministro Giuliano Poletti probabilmente lo aveva immaginato. Ma forse non cosi. Non ha fatto in tempo l’altro giorno a sistemare almeno per il momento la vicenda esodati, che ieri si sono aperti altri due fronti decisamente caldi.
UN TAGLIO AI SUSSIDI

In attesa del decreto con le nuove regole di concessione della cig in deroga, ieri ministero del Lavoro ha inviato una lettera alle Regioni e alle Province autonome per invitarle a non fare accordi per la cassa integrazione in deroga per periodi superiori a 8 mesi nel 2014. Altolà anche sulla mobilità: non oltre 7 mesi (10 al Sud). Il decreto in preparazione prevede per la cig in deroga massimo sei mesi nel 2015 e il 2016 e poi lo stop definitivo. Immediate le proteste dei sindacati e anche dei governatori. «Così si rischia di produrre una valanga di licenziamenti» dice il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino. Che avverte: «Abbiamo più volte proposto al ministro di rivedere i criteri perché tutti siamo d’accordo a trovare una soluzione definitiva che sostituisca la deroga con un ammortizzatore universale. Quello che non si può fare è non avere la riforma degli ammortizzatori e cancellare di fatto la cassa integrazione in deroga». La lettera del ministero «è un atto sbagliato» dice Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, che ricorda come la cig in deroga ogni anno ha aiutato circa 350.000 lavoratori. Per Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl, c’è il rischio di «una gravissima crisi sociale», e Poletti farebbe bene a procedere subito con il rifinanziamento dello strumento rimasto, a secco già negli ultimi mesi del 2013.
LA LEGGE DELEGA

È scontro nella maggioranza sul Jobs act. Tra i 464 emendamenti depositati ieri al Senato sul ddl delega, puntuale è arrivato anche quello che riguarda «la certezza delle conseguenze del recesso» dal contratto a tempo indeterminato, ovvero le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (già rese molto più soft dalla riforma Fornero). A proporlo sono Ncd e Scelta civica. Il Pd è già sulle barricate: l’articolo 18 non si tocca. Più o meno lo stesso concetto espresso da Poletti, mentre Renzi dal canto suo getta acqua sul fuoco delle «divergenze». Intanto con un altro emendamento torna anche la richiesta del senatore Pietro Ichino del contratto a tutele crescenti.

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