PESCARA. «Questa amministrazione è ben consapevole delle gravi anomalie progettuali e contrattuali che condizionano la realizzazione dell’appalto pubblico della filovia».
Comincia bene il sindaco Marco Alessandrini e dimostra di avere memoria e cognizione di causa rispetto agli accadimenti degli ultimi anni sul tormentatissimo appalto della Filovia.
Una posizione che, a parole, sembra nettamente opposta a quella sposata sempre dalla giunta Mascia che invece ha sostenuto, contro tutto e tutti, che l’opera dovesse comunque andare avanti e pure in fretta.
Alessandrini nelle prime righe di una lettera inviata al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, inanella un’ulteriore affermazione netta e allo stesso tempo molto pesante: «i lavori sono stati eseguiti fin qui con esasperante lentezza ed in modo irregolare dall’Ati appaltatrice di cui la Balfour Beatty Rail è capofila in ciò sostenuta dalla stazione appaltante Gtm e dalla direzione dei lavori, entrambe poco attente alla tutela e al perseguimento dell’interesse generale, rappresentato da un sistema di trasporto pubblico locale innovativo confortevole e accessibile».
Affermazioni che calano come una scure sia sull’operato della ditta esecutrice e del suo controllore Gtm ma anche su quanto sostenuto dal precedente sindaco. E che non si sia perseguito «l’interesse pubblico» significa solo una cosa: si è andati avanti solo per interessi privati.
Quali il sindaco non lo dice.
Farà discutere questa missiva giunta a Luciano D’Alfonso e nella quale si sostiene l'esigenza di una rete di trasporto pubblico efficiente e sostenibile che attraversi tutta la città, partendo da Pescara Nord, verso l'Università e arrivi all'aeroporto mantenendo alti standard ecologici e di servizio.
Sul progetto vengono sollevate alcune questioni inerenti le criticità riscontrate circa il percorso e il mezzo da utilizzare allo scopo.
CONFRONTO CON LA REGIONE
Finalità della missiva è quella di chiedere un tavolo di approfondimento e di confronto con la Regione e dopo aver sentito le associazioni dei cittadini e i comitati per arrivare a una «rivisitazione complessiva dell'opera al fine di individuare più proficue forme di investimento delle risorse ancora disponibili».
La missiva di Alessandrini -che rimanda ad un promemoria molto più puntuale- sembra demolire in maniera netta e senza appello quei punti dolenti più volti emersi nel corso della tormentata e viziata vicenda che ha avvolto negli anni l’appalto.
Si parla di carte secretate e del problema ormai acclarato (ma prima negato e poi emerso dalle intercettazioni) delle “ormaie” cioè il manto stradale non adatto al mezzo. Alessandrini rimanda anche al problema, non del tutto secondario, della adeguatezza del mezzo, quel Phileas che molti anni fa è stato “venduto” come innovativo e tecnologicamente avanzato ma che oggi in altre parti del mondo è stato già rottamato e rischia in Italia di non ricevere mai il nulla osta definitivo per poter circolare.
«GRAVI LACUNE PROGETTUALI»
Alessandrini non dimentica le «gravi lacune progettuali» che riguardano anche l’abbattimento della barriere architettoniche e quel singolare modo di sottoporre a cose fatte il progetto definitivo alla commissione via presieduta da Antonio Sorgi.
Oggi si è ancora in attesa della decisione del giudice di Pescara che deve pronunciarsi sull’opposizione alla archiviazione della inchiesta penale.
Insomma un pasticcio gigantesco creato dalla politica fino ad oggi e le cui responsabilità penali, civili e politiche rimangono al momento oscure e probabilmente lo rimarranno per sempre.
Ma la missiva (se le parole avranno coerenza nei fatti) sembra più che altro l’anticipo del ben servito a Michele Russo della Gtm, nominato dalla giunta Chiodi, il quale dovrà cedere il passo alle nomine che la giunta D’Alfonso sta per fare.