TERAMO «I fondi messi a disposizione della Provincia di Teramo sono utili a coprire solo le posizioni già aperte mentre lascerebbero senza alcun paracadute i tanti lavoratori che entreranno in cassa integrazione da giugno in poi». Così il segretario generale della Cgil di Teramo, Alberto Di Dario, commenta la situazione che si sta verificando in provincia. «Nel maggio 2010», spiega il segretario, «Tercas e Provincia hanno sottoscritto il protocollo per l'anticipazione delle indennità di cassa integrazione guadagni. Tale misura era stata richiesta dalle organizzazioni sindacali alla Provincia di Teramo, perché a causa dei tempi delle procedure, dal momento in cui le organizzazioni sindacali e le aziende sottoscrivevano gli accordi per l'accesso agli ammortizzatori sociali a quando effettivamente i lavoratori ricevevano le indennità di cassa integrazione e guadagni, passavano da un minimo di quattro a un massimo di sei mesi. La Provincia a questo scopo aveva messo a disposizione un fondo per la copertura degli interessi sulle somme anticipate dalla Tercas. Questo sistema», aggiunge Di Dario, «è stato efficace fino a quando i tempi di approvazione delle domande di cassa integrazione non sono più che raddoppiati e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, compreso il contratto di solidarietà, non a zero ore, non è divenuto così massiccio da rendere necessario rivedere le condizioni del protocollo in maniera tale da estenderne le possibilità di utilizzo. Di tutto questo si è discusso con il presidente della Provincia, Valter Catarra, e con l'assessore Eva Guardiani in più occasioni. Ora però i fondi non bastano più». Una situazione drammatica per i cittadini che convivono con i problemi quotidiani. «Sui lavoratori», osserva Di Dario, «le scadenze della vita incombono tutti i giorni e non possono essere rinviate di undici o dodici mesi! La maniera in cui sono abbandonate le persone che pagano ogni mese le tutele sociali di cui dovrebbero fruire non è degna di uno stato civile! Il dramma di lavoratori», aggiunge Di Dario, «che senza alcuna colpa si ritrovano senza stipendio non è una questione di cui prendere atto e vedere se, con quel poco che è rimasto a un ente in disarmo, si può fare anche meno della carità! Per questa ragione», conclude il segretario della Cgil, «chiediamo con forza una soluzione adeguata alla portata della crisi che stiamo vivendo e ci rivolgiamo a chi ha avuto il mandato di governarci: in particolare al presidente della Provincia Catarra, al presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, al neo insediato assessore Giovanni Lolli e a tutti i parlamentari del nostro territorio».