TERAMO «Partenza in salita? Lo dite voi, l’elezione del presidente del consiglio dimostra che non sono affatto debole». Maurizio Brucchi interpreta come un episodio a sé favorevole l’atto di forza con il quale, venerdì, ha messo a cuccia una maggioranza riottosa. Forse è così, ma è facile interpretare la cosa anche nel senso contrario. Sindaco, cominciamo bene. Ancor prima del primo consiglio ha dovuto minacciare di dimettersi per ricompattare i suoi ed eleggere Milton Di Sabatino. «Se andiamo indietro nel tempo e ci ricordiamo le elezioni dei presidenti sono state sempre difficili. Anche con Chiodi arrivammo alla settima-ottava votazione. Puglia, nel 2009, è stato un'eccezione. Io non avevo dubbi che alla fine si sarebbe arrivati a eleggere Milton e così è stato. È chiaro che ai miei, dopo quella che era la prima votazione valida, ho detto quello che era giusto dire: mi rendo conto che ci possano essere dei mal di pancia e qualche delusione o aspirazione non realizzata, ma i teramani ci hanno votato per amministrare questa città. Alla base di tutto ci dev'essere la politica con la P maiuscola, quella che mette davanti a tutto l'interesse generale». Belle parole. Nel frattempo l’individualismo regna sovrano e la famosa compattezza del centrodestra teramano appare solo un ricordo. «Non sono d'accordo. Prima c'era il Pdl, adesso c’è stato il ritorno a diverse liste e questo sicuramente non aiuta. Le elezioni sono fresche, amarezze e delusioni idem, e nella prima votazione di ieri è venuto fuori questo. Ma quando io ho detto “prima la città e poi i singoli”, siamo tornati in aula compatti». Non ha detto solo questo... «Certo. Ho detto che se al rientro scoprivo che non c'era una maggioranza, sarebbe stato inutile stare qui a dispetto dei santi. E non scherzavo, io mandavo a casa tutti. Sono contento, felice e onorato di aver vinto le elezioni ma il sindaco lo faccio per passione, non per altro. Io stamattina (ieri, ndr) ho fatto l'ambulatorio di senologia. Peraltro, proprio la mia storia politica dovrebbe insegnare qualcosa. Io nel 2004 avevo preso gli stessi voti di Di Paolo e Chiodi mi disse: non fai l'assessore, perché non sei stato indicato. Fui votato capogruppo e poi ho fatto l’assessore e il sindaco due volte. Oggi rispettare il mandato degli elettori è fondamentale, mettersi sull'Aventino non paga». Veniamo alle grane politiche da risolvere. Una, i Popolari per Teramo. «Con i Popolari lavorerò per ricostruire un rapporto nuovo che abbia come obiettivo la politica e non le poltrone. Dietro i due eletti c'è una lista di persone che vuole parlare di politica. Lo stesso Dodo Di Sabatino, peraltro, in consiglio è rimasto in maggioranza e ha votato con noi il presidente, questo l'ho apprezzato ed è un segnale importante». Seconda grana, la lista di Di Dalmazio. Al quale la sua giunta appare squilibrata. «Io sono d'accordo con le sue dichiarazioni, perché c'è la necessità di riequilibrare rispetto alle forze che hanno ottenuto meno. Ma la possibilità di riequilibrare c’è». Ovvero, all’area Di Dalmazio andrà la Team... «Quello che ho detto significa che, per i prossimi incarichi da assegnare, le altre forze saranno tenute in considerazione più di Futuro In e Ncd, che hanno avuto tanti assessori». Sindaco, dalla notte in cui per 134 voti non ha vinto al primo turno si sono moltiplicati i segnali che lei è debole, o almeno più debole di cinque anni fa. In tanti prevedono un Brucchi solo contro tutti anche dopo il voto. «Non è la percezione che ho io. Oggi (ieri, ndr) ho ricevuto tante telefonate di consiglieri, anche da chi in consiglio si è comportato in un certo modo. Io non mi sento più debole, mi sento una maggioranza forte, certo più dinamica e più pronta a discutere di prima. È normale in un secondo mandato. Abbiamo tante cose da portare avanti, tanti progetti, ci vuole una squadra forte e ieri (venerdì, ndr) ho avuto la prova che la squadra è forte. Certo, adesso il triplete Comune-Provincia-Regione non c'è più, ma a volte in politica essere tra i pochi in un contorno di colore diverso non è del tutto negativo. Adesso si può alzare la voce e non si devono più dire le cose sottovoce. Sicuramente incontrerò presto D'Alfonso». Era proprio necessario fare una giunta di nove assessori? «Non accetto lezioni dal centrosinistra sul numero degli assessori, Mastromauro a Giulianova ne ha fatti cinque e Pescara ne ha fatti nove mettendo dentro la figlia 19enne di Teodoro. Contano l'efficienza e l'efficacia, ora questa squadra deve lavorare e dare le risposte. Mi assumo io le responsabilità e ne risponderò direttamente ai cittadini. Se non si è in grado di dare risposte, tutti a casa. E poi, attenzione: non c’è solo la giunta. Per me il consiglio continuerà ad avere una grande importanza, vi ricordo che nei miei primi cinque anni il numero legale è mancato una volta sola. I consiglieri propongano, saranno ascoltati». Quali sono le prime cose in agenda? «La prossima settimana faremo gli incontri assessori-dirigenti, poi ascolterò uno per uno i dirigenti per valutare una modifica della macchina amministrativa, voglio renderla più snella. Poi pubblicherò il bando per le nomine Team. Poi cominceranno gli incontri propedeutici per il bilancio, poi dovremo fare il regolamento Tasi e Tari...». Quante cose. Ci vuole la squadra... «Appunto».