PESCARA La seduta d’insediamento del nuovo Consiglio regionale, al di là del pomposo cerimoniale, ha fornito indicazioni su una serie di scenari che potrebbero aprirsi all’Emiciclo. Centrodestra e centrosinistra si sono equamente divisi gli incarichi relativi all’Ufficio di residenza: lo scranno più alto è toccato Pd, i ruoli di vice a Idv e Forza Italia, quelli di consigliere segretario a Regione Facile e Ncd. Il Movimento 5 Stelle è rimasto a bocca asciutta, gridando all’inciucio. «È una vergogna che la forza più votata dell’opposizione sia stata estromessa – ha rimarcato la capogruppo grillina, Sara Marcozzi, mentre abbandonava l’aula in segno di protesta – È la dimostrazione che abbiamo a che fare con due facce della stessa medaglia». In realtà, pesando le parole e osservando le sfumature, anche nel centrodestra si vanno affermando posizioni differenti. Se Mauro Febbo, a nome di Forza Italia, ha scelto il muro contro muro nei confronti dei grillini, l’ex assessore Mauro Di Dalmazio, di Abruzzo Futuro, ha cercato di ritagliarsi un ruolo di mediatore. Durante le operazioni di voto, a più riprese, si è avvicinato al banco della Marcozzi, con la quale ha avuto diversi colloqui. Poi, prima che fossero eletti gli esponenti dell’Ufficio di presidenza in quota all’opposizione, ha preso la parola. «È vero che c’è una coalizione di centrodestra che può contare su un consigliere in più del Movimento 5 Stelle, ma occorre compiere anche delle valutazioni di opportunità – ha affermato Di Dalmazio – Auspico che a tutte le forze dell’opposizione siano concesse forme di rappresentanza in Consiglio». Successivamente ha precisato: «Mi riferivo agli altri incarichi, ovvero alla presidenza della commissione di Vigilanza e alle presidenze delle varie commissioni consiliari». Abruzzo Futuro, fino a questo momento, è l’unica forza del centrodestra a non avere ottenuto poltrone. Resta da chiarire se la sponda fornita da Di Dalmazio ai grillini sia solo un modo per alzare la posta e provare a spuntare un incarico, se invece rappresenti la spia di divergenze e frizioni con il resto della coalizione o se si tratti di una scelta mirata a caratterizzare Abruzzo Futuro come la forza del dialogo. In attesa di scoprirlo, il Movimento 5 Stelle procede dritto per la sua strada e torna a chiedere con forza la presidenza della commissione di Vigilanza, che sarà assegnata nei prossimi giorni. «Lo Statuto è chiarissimo nel precisare che la commissione di Vigilanza è presieduta da un Consigliere tra quelli indicati dall’opposizione – osserva Marcozzi, polemizzando con il braccio destro del neo governatore - Dunque le opposizioni devono proporre, ma non esiste alcun divieto di voto per la maggioranza e anzi, a differenza di quanto sostenuto da Camillo D’Alessandro, la pluralità delle proposte imporrebbe alla maggioranza di schierarsi e scegliere». La capogruppo grillina lancia il guanto della sfida: «D’Alessandro e la maggioranza si assumano le proprie responsabilità e garantiscano al M5S la presidenza della commissione di Vigilanza, dimostrando di avere a cuore la democrazia e di non temere chi è intenzionato ad aprire i tanti cassetti che attendono da anni di prendere aria». Sulla bagarre in merito all’assegnazione degli incarichi interviene anche Fratelli d’Italia-An, l’unica forza del centro-destra rimasta fuori dal parlamentino regionale. «Le forze politiche presenti in Consiglio hanno dato uno spettacolo indecoroso, litigando per le poltrone – denuncia il coordinamento regionale del partito della Meloni – Alla base delle polemiche non vi sono ragioni nobili, ma appetiti legati alle maggiori retribuzioni e alla possibilità di nominare un ventaglio più ampio di collaboratori». L’affondo più duro è contro D’Alessandro: «La sua proposta di modificare lo statuto, per permettere la nomina di un terzo consigliere segretario, è assurda e irrazionale, perché creerebbe, nell’Ufficio di presidenza, una situazione di parità tra maggioranza e opposizione, e produrrebbe un aumento delle spese di funzionamento del Consiglio».