PESCARA Un comunicato secco, 14 righe, per dire che anche Banca Caripe passa sotto il controllo diretto del commissario straordinario Riccardo Sora, che già riveste lo stesso incarico nella capogruppo Banca Tercas. Da ieri, quindi, la storica banca pescarese non ha più un consiglio d’amministrazione autonomo, con a capo il presidente Giuseppe Mauro e il vice Mauro Angelucci: resta solo il direttore generale, Dario Pilla, che a sua volta dirige pure la capogruppo teramana. Così ha voluto la Banca d’Italia, vero dominus della vicenda nella travagliata uscita dalla crisi del più importante gruppo creditizio abruzzese, richiamandosi all’articolo 70 della legge bancaria: la Caripe ha chiuso il 2013 con una perdita netta di 69 milioni di euro e anche quest’anno uscirà con un risultato negativo. L’istituto di vigilanza ha quindi preferito aprire l’ombrello del commissariamento, forse anche per dare a Sora la possibilità di procedere più speditamente verso l’aumento di capitale di Tercas, che porterà l’intero gruppo nell’orbita della Banca Popolare di Bari. Il commissario sta definendo gli ultimi dettagli, ma conta di convocare l’assemblea dei soci a Teramo per martedì 29 luglio, svelando i conti del gruppo (durante l’amministrazione straordinaria non c’è trasparenza sui bilanci) e l’ammontare della ricapitalizzazione, sicuramente ben superiore ai 200 milioni. Ricordiamo che il Fondo interbancario di garanzia ha già accettato di accollarsi 265 milioni di perdite della banca teramana. Il commissariamento deciso ieri non costituisce una sconfessione per l’operato dei vertici di Pescara, che avevano accettato un ruolo in Caripe per puro spirito di responsabilità, nel momento più difficile nella storia della banca fondata nel 1871. Di fatto l’accoppiata Sora-Pilla aveva già in mano il pallino delle operazioni, portando a termine un’operazione di pulizia negli attivi , con una serie di rettifiche prudenziali che a fine 2013 avevano portato a una copertura delle sofferenze pari al 63% . Il dato confortante è che la crisi non ha portato a un allontanamento dei clienti tradizionali, con una raccolta che si è mantenuta su buoni livelli, a circa un miliardo e 350 milioni. La cura dimagrante ha riguardato anche il personale, sceso al di sotto delle 350 unità. Dopo l’aumento di capitale della capogruppo, viene data per scontata la fusione tra la Tercas e Caripe, con la creazione di un’unica entità controllata da Bari.