PESCARA La regola del soldato-monaco-assessore l’ha stilata ieri, neanche a dirlo, il governatore Luciano D’Alfonso in una lettera indirizzata ad assessori e direttori della Regione. Altro che Bernardo da Chiaravalle, altro che Templari. Dopo un’avvolgente premessa nel tipico stile dalfonsiano morbido-barocco, il governatore impugna subito lo scudiscio: «Il lunedì mattina l’assessore stabilisca un’apposita riunione di lavoro con i vertici delle proprie strutture dalla quale far derivare impulsi e iniziative che devono progressivamente fronteggiare le emergenze e realizzare il programma nuovo. Suggerisco altresì di conservare...verbali e documenti di memoria, gli unici capaci di garantire continuità e tracciabilità del lavoro, disintegrando il rischio di estemporaneità». Seguono consigli-ordini vari fino a: «Il venerdì mattina propongo di tirare la linea per rilevare le fruttuosità delle iniziative attivate e soprattutto i nuovi problemi stimati e le emergenze..riservare il venerdì pomeriggio con piena dedizione ad opera di ciascun assessore e di ciascuna figura elettiva con ruoli affidati dalla maggioranza e di ciascun direttore legittimato dal nuovo governo regionale alle fondamentali esigenze di ascolto nei confronti dei cittadini e degli amministratori locali». Infine, la stoccata alle residue speranze di vita privata: «Raccomandiamoci di essere ogni giorno più esigenti con noi stessi, dedicando tutto il tempo che abbiamo e anche la nostra forza fisica alle attività decisionali che tanto urgono alla vita degli abruzzesi». Indossa il mantello e vai, assessore templare.