ROMA Emilia Romagna senza governatore e Pd col fiato sospeso. Ieri Vasco Errani è stato condannato dalla Corte d’Appello di Bologna a un anno di reclusione per falso ideologico nel processo Terremerse e si è immediatamente dimesso facendo subito partire il totovoto regionale. Governatore da 15 anni, presidente dello Conferenza delle regioni e commissario per la ricostruzione post terremoto dell’Emilia Romagna, Errani è stato coinvolto in un procedimento legato alla presunta truffa di un finanziamento da un milione di euro alla cooperativa agricola Terremerse presieduta nel 2006 dal fratello Giovanni. Nel 2009, proprio in seguito alle indagini su questo finanziamento, la Regione inviò una relazione alla procura per dimostrare il corretto operato dell’istituzione e del governatore nella vicenda.
LE ACCUSE
E proprio quella relazione, secondo i magistrati era frutto dell’istigazione del governatore nei confronti dei funzionari regionali Valtiero Mazzotti e Filomena Terzini (entrambi condannati a un anno e due mesi), che però nel novembre 2012 vennero tutti assolti in primo grado. Adesso arriva la condanna in appello (con pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici) ma il governatore che professa totale innocenza e annuncia ricorso in cassazione, ha deciso di lasciare. «Mi dimetto e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà. Ho sempre messo l’istituzione davanti ad ogni altra considerazione», ha dichiarato Errani spiegando che «per prima cosa non parlo di me. Parlo della Regione, perché il mio compito è tutelare l’istituzione, il suo onore, la realtà pulita e di esempio a tanti che è questa Emilia-Romagna». Dopo l’annuncio sono arrivate una serie di dichiarazioni in sua difesa dai Pd Matteo Orfini, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Filippo Taddei, Sandra Zampa. Dal Nazareno poi è arrivata una nota della segreteria nazionale del Pd che ha chiesto ufficialmente al governatore di ripensarci: «Invitiamo Vasco Errani a riconsiderare le sue dimissioni da presidente della regione Emilia Romagna. Proprio le parole con cui ha motivato la sua decisione dimostrano il suo senso dello Stato e delle Istituzioni. Tutto il Partito Democratico conferma la stima nei suoi confronti e nel lavoro svolto in questi anni al servizio dei cittadini e della regione». Una richiesta che servirebbe anche ad evitare il rischio che nuove elezioni in autunno, possano creare qualche problema al partito e al premier Matteo Renzi.