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Pescara, 24/11/2024
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Data: 15/07/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, c’è l’accordo tra le banche. I 235 milioni di factoring saranno consolidati. Poste frena sull’aumento

ROMA Alla fine anche la Popolare di Sondrio aderisce all’accordo definitivo sulla ristrutturazione dei 565 milioni di debiti di Alitalia. Dopo una giornata di trattative a Milano presso lo studio Bonelli Erede Pappalardo, per trovare una quadra sulla manovra finanziaria, tra cui le passività che resteranno in pancia all’attuale Alitalia post conferimento di dipendenti, slot e aeromobili nella newco nella quale investirà Etihad, si sarebbe trovata una soluzione. Rientra il nodo-debito, resta la ritrosia di alcuni soci, in particolare Poste, a garantire la sottoscrizione di un aumento di capitale salito a 250 milioni per coprire le perdite di eventuali contenziosi. Per non parlare della Cgil che deve ancora sciogliere la riserva se aderire all’accordo su 1.635 piloti e hostess in esubero. Oggi arriva a Roma James Hogan per inaugurare, domani, il nuovo volo fra la capitale ed Abu Dhabi, ma, come ha precisato in mattinata Gabriele Del Torchio, «non è in agenda nessuna firma».
La riunione-fiume alla quale hanno partecipato anche Graziano Delrio, Federico Ghizzoni, Carlo Messina, Federico Imbert (Credit Suisse) per Poste, Del Torchio, Roberto Colaninno e lo studio legale Lombardi Molinari Segni è servita per ricucire il fronte delle banche. Ghizzoni e Messina erano «fiduciosi» e il primo, uscendo dal vertice, con quel «noi banche siamo a posto» ha annunciato la fumata bianca.
IL JOLLY
La soluzione vincente sarebbe il consolidamento a medio termine dei 235 milioni di factoring sul quale Mps e Pop Sondrio hanno puntato i piedi per molto tempo: questi prestiti, avendo un profilo di rischio molto basso, restano di fatto un finanziamentio con una priorità («seniority) nel rimborso rispetto a capitale e agli altri prestiti: Unicredit vanta 130 milioni, Mps 70, Intesa 20, Sondrio 15. Fino all’ultimo la Sondrio ha cercato di resistere, ma difronte alla determinazione delle altre banche, avrebbe capitolato. Questi 235 milioni rimangono in piedi per una durata da definire.
Fanno parte dei 565 milioni fra cassa, garanzie e autoliquidanti che Etihad ha chiesto di ristrutturare: circa 137 milioni, che in un primo tempo avrebbero dovuto essere cancellati (write-off), ora verrebbero trasformati in uno strumento azionario junior il cui rimborso, però, andrà in coda rispetto agli altri. Gli ultimi 193 milioni saranno oggetto di trasformazione in capitale in relazione alla discesa del patrimonio netto della holdco Alitalia.
Durante la riunione si sarebbe discusso anche dei 300 milioni di nuova finanza chiesti da Etihad per la newco e dell’equity committment, cioè l’impegno dei soci attuali a garantire pro quota la ricapitalizzazione che da 200 milioni è salita a 250 e dovrà essere approvata dall’assemblea del 25 luglio. Dal giro di tavolo però sarebbe emerso che molti soci forti, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit sarebbero disponibili ad assumersi l’impegno: mancano soprattutto i 49 milioni di Poste (19,48%): l’advisor del Credit Suisse ha chiesto approfondimenti su sinergie e alcuni aspetti del piano industriale che rischia di non girare più essendo diminuiti gli esuberi e quindi saltato il livello dei costi.

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