PESCARA Non cambia nulla nell’inchiesta sui presunti rimborsi indebiti alla Regione che, a fine gennaio, aveva portato a una pioggia di avvisi di garanzia consegnati ai vertici della passata amministrazione regionale, dall’allora presidente della Regione Gianni Chiodi al presidente del consiglio regionale Nazario Pagano insieme a nove assessori e a mezzo consiglio. Nonostante gli interrogatori e le corpose memorie presentate dagli avvocati degli indagati, i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli hanno lasciato inalterato l’impianto accusatorio, non accogliendo nessuna tesi difensiva e firmando l’avviso di conclusione delle indagini per i 25 politici, quasi tutti non rieletti nel nuovo governo di centrosinistra. L’inchiesta, le cui indagini sono state dirette dal comandante provinciale dei carabinieri di Pescara Paolo Piccinelli con il nucleo investigativo diretto da Eugenio Stangarone, parla attraverso le accuse, a vario titolo, di truffa, falso e peculato: “creste” su alberghi, pranzi e viaggi. Rimborsi indebiti che, per l’accusa, arriverebbero complessivamente a 80 mila euro: c’è chi avrebbe alloggiato in hotel a 5 stelle, chi avrebbe pagato il vino con la carta della Regione e chi avrebbe viaggiato in business class. All’ex presidente Chiodi, oggi consigliere di opposizione, la procura ha contestato la cifra più alta, ovvero circa 24 mila euro, mentre all’ex presidente Pagano una cifra tra i 10 e i 15 mila euro. Tra i documenti esaminati dai carabinieri sono finite tante missioni di Chiodi, le trasferte istituzionali in cui i militari avrebbero scovato una rendicontazione sospetta, un uso leggero della carta di credito o una falsa autocertificazione. Le trasferte finite sotto accusa sono quelle a Roma, Taormina, Arezzo, Nizza e Torino, la città piemontese dove ad esempio – dice l’accusa – Chiodi avrebbe alloggiato all’albergo a cinque stelle Principi di Piemonte. Agli indagati i pm contestano, ad esempio, di aver invitato a cena alcune persone estranee all’allora amministrazione i cui pasti, per la procura, sarebbero stati pagati dalla Regione. E’ questa, ad esempio, l’accusa per l’ex vice presidente della Regione Alfredo Castiglione che avrebbe pranzato, insieme ad altri, in alcuni ristoranti romani e soggiornato in alberghi a cinque stelle. L’inchiesta è stata chiusa anche per quei nomi con una posizione più marginale, finiti sotto accusa per un centinaio di euro, mentre sono pochi i politici coinvolti nell’inchiesta che sono stati rieletti. Alcuni viaggi sono stati contestati a Carlo Masci, passato da assessore regionale a consigliere comunale a Pescara, e a Mauro Di Dalmazio diventato consigliere di opposizione. Dal momento della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini gli indagati avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti o chiedere di essere interrogati prima dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.