La velocità è stata uno dei tratti caratteristici dell’azione del nuovo Governo Renzi e, in effetti, se ne è avuta una dimostrazione nella recente tornata delle nomine pubbliche, che sono state effettuate tutte nei tempi e senza quei “rinvii” cui ci ha abituato la “vecchia” politica.
Rallentamenti e rinvii si sono invece verificati per quanto riguarda le nomine del Gruppo Ferrovie dello Stato: si è dovuto attendere più di quindici giorni per conoscere il nome del successore di Mauro Moretti.
Alla fine, il posto di amministratore delegato è andato al successore naturale Michele Mario Elia, che pertanto ha lasciato libero il posto di amministratore delegato di RFI, che rappresenta la società dell’infrastruttura del Gruppo e anche una delle maggiori fonti di investimento nel nostro Paese, se non la principale visto, che i più importanti investimenti in lavori pubblici riguardano proprio le opere ferroviarie.
Si può capire che si tratta di uno snodo delicato e che – probabilmente – la partita si svolge ancora una volta sul piano degli equilibri politici, con un Ministero dei Trasporti che forse tenta di recuperare un ruolo, dopo che, durante la gestione Moretti, era stato praticamente messo nell’angolo.
La tecnica del rinvio, però, non è mai stata positiva: finora il valzer delle nomine ha portato a tutte designazioni inappuntabili, perlomeno per quanto riguarda i ruoli di vertice, e a un deciso “cambio di verso” rispetto al passato.
Non si capisce perché RFI dovrebbe costituire l’eccezione in questo panorama, con una designazione frutto di compromesso o rispondente a vecchie logiche di “occupazione” della politica.