PESCARA Ai frequentatori di corso Vittorio Emanuele, coloro che ci vanno a passeggio, che vi stazionano passando qualche ora in compagnia, oppure che vi transitano soltanto per passare da un posto all’altro, la tiritera tra una riapertura al traffico automobilistico o la parziale pedonalizzazione non piace molto. I turisti, poi, quelli incontrati, vanno subito al sodo: corso Vittorio deve rimanere senza auto. I cittadini, dunque, hanno le idee chiare, di fronte a una sentenza del Tar, che avrebbe deciso per un ritorno allo statu quo ante (ok alle macchine), e alle antagonistiche riflessioni dell’amministrazione comunale, la quale avrebbe individuato degli elementi di pericolo nelle casseforme che contengono le alberature, nelle fontane (qualcuno, in queste, avrebbe visto degli extracomunitari, shampoo in mano, lavarsi negli spazi) e nella promiscuità tra asse viario e asse pedonale. Nel frattempo, però, la riqualificazione del corso sembra un dato acquisito. «Così è bellissimo», assicura Maria Domenica Ragnone, una nonna romana, mentre accudisce il nipotino. «Senza macchine si può passeggiare e non c’è smog. È tutta un’altra cosa», sottolinea. Chi volge uno sguardo anche ai commercianti è Greta De Vico, di Farindola. «È molto più tranquillo senza macchine: e poi penso che per i negozi sia molto meglio se il corso sia chiuso alle auto. Lo stesso credo che sia per le famiglie», aggiunge la giovane, seduta su una delle casseforme ritenute pericolose dalla giunta comunale (se tornassero le macchine), come fanno tanti altri, i quali ormai le usano come panchine. «Io penso che questo lavoro sia bello e venuto bene». Chi sarebbe disposto a dirimere l’aut aut tra chiusura e riapertura al traffico è Leonardo Sabatini, mentre si riposa con la moglie e la prole nel passeggino. «È positivo quanto fatto qui. Secondo me ci guadagnano tutti, anche i commercianti. Io sarei favorevole alla chiusura al traffico, ma se proprio non ci fosse accordo, si potrebbe aprire il corso alle macchine fino al venerdì, per poi farlo diventare, nel fine settimana, un’isola pedonale». Un altro cittadino della capitale è Francesco Giuffrida, in giro con degli amici. «Pescara potrebbe rifarsi al modello di altre città, come Vienna, ed è quindi bene che questa strada sia chiusa al traffico. Per i commercianti», spiega il turista, «credo al contrario che sarebbe un danno il passaggio delle auto». Qualche distinzione la fa Roberto Marcotullio, pescarese, a spasso con la moglie. «A livello di fluidità del traffico cittadino generale», argomenta, «non saprei dire se la riqualificazione in atto sia positiva o negativa. Quello invece di cui sono sicuro è il giudizio sull’aspetto estetico: a me piace così com’è adesso, il corso». Sul traffico generale si sofferma anche Antonietta Mancini, una cittadina di Pescara, mentre è a passeggio con i figli. «Io sarei d’accordo sulla scelta di far rimanere il corso pedonale», fa sapere Mancini. «E secondo me quest’ipotesi dovrebbe piacere anche ai commercianti. Ma andrebbe anche rivisto tutto il piano traffico, comprese le tariffe dei parcheggi, le quali, come costo, dovrebbero scendere». Di Campobasso è invece Carmen Cameli, che però rimpiange la situazione precedente. «Per me Pescara era meglio prima: era sì intasata dal traffico», ricorda, «ma adesso è peggiorata». Si dividono due a uno, infine, tre memorie storiche della città, davanti a un circolo ricreativo del corso: Claudio Di Boscio, Dino Colangelo e Nicola Mazzioli. Quest'ultimo la via, sin dagli anni 60, la percorreva come vigile urbano. «Sarebbe ridicolo riaprirla ora al traffico», dice il primo. «E poi come potrebbero passare le macchine a pochi centimetri dalle pensiline degli autobus?», si chiede retoricamente. Il pensiero di Colangelo va invece alla Corte dei Conti. «Non si può tornare indietro e sprecare i soldi pubblici», rileva. Diversamente per l’ex vigile: «I lavori di riqualificazione sono stati inutili. Corso Vittorio era un polmone della città».