«Il testo di legge sulla ricostruzione dovrà rappresentare un punto di svolta, per colmare le lacune che tuttora ci sono nel processo ricostruzione». È quanto dichiara la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, all’indomani della riunione con il sottosegretario Giovanni Legnini e i parlamentari abruzzesi sul progetto di legge. «Ora, a incontro avvenuto, bisogna accelerare l’iter del testo di legge che», precisa la senatrice, «sarà una legge in sede deliberante. Continuano anche nelle ultime ore a giungermi contributi e spunti interessanti, che saranno recepiti nel provvedimento legislativo. È chiaro che, anche alla luce delle recenti notizie sulle infiltrazioni malavitose, bisognerà porre un accento particolare sulla ricostruzione privata» .L’AQUILA Un conflitto istituzionale così non si era mai visto. Ma il sindaco Cialente nella sua furia da delirio di onnipotenza ormai non risparmia più nessuno. Dà del cretino a un consigliere comunale, ad altri due dice che sono un danno per la città, minaccia ritorsioni (per adesso solo a parole) contro i media che non lo osannano (Centro compreso); per difendersi da una accusa che gli arriva dalla Corte dei conti invece di spiegare e chiarire (avendo ragioni da vendere) come farebbe ogni cittadino alza un polverone, usa i morosi quasi fossero scudi umani, invita alla rivolta non prima di essersi creato un nemico (lo Stato cattivo che lui stesso come sindaco dovrebbe rappresentare), crea un clima da guerra civile strisciante e infatti invita i celerini a cacciare con la forza dalle loro case gli inquilini che non pagano e poi sarà lui alla testa degli sfrattati, novello Camponeschi che secoli fa difese L’Aquila dalle truppe mercenarie di Braccio da Montone. Uno spettacolo brutto soprattutto quando parla di sindaci che soffrono dimenticando chi in questa città dopo il terremoto ha sofferto e soffre davvero (qualche mese fa a un consigliere comunale, padre e marito di due vittime del sisma aveva dato del pazzo solo perché lo stava criticando). L’ultima è di ieri. Scrive una lettera – dal suo camper sul quale beato lui sta girando l’Italia per una meritata vacanza – ai soliti indirizzi (a partire da quello di Napolitano) e annuncia che oggi il Comune su suo ordine non parteciperà alla riunione del comitato per l’ordine e sicurezza pubblica presieduto dal prefetto che dovrebbe discutere dell’emergenza sfratti. Già l’altro giorno non si era presentato davanti alla Commissione antimafia snobbando Bindi e compagnia. Ma c’è di più. Nella lettera fa capire che il prefetto Alecci gli ha inviato una nota con la quale il rappresentante del governo lo richiama al rispetto di leggi e norme. Lui con il classico “me ne frego” non solo snobba il richiamo ma nella lettera inserisce un passaggio velenosissimo: «Poiché ritengo che in questi ultimi mesi la situazione complessiva del cratere e della città dal punto di vista sociale, economico e morale stia aggravandosi, con tensioni ormai pesanti anche tra i sindaci, come testimonia la protesta disperata del Sindaco del Comune di Villa Sant’Angelo mi permetto di chiedere al Governo, che legge per conoscenza, di accettare l’invito a presiedere il Comitato stesso, visto che in questo momento occorre evitare, a mio modesto avviso, ulteriori tensioni che solo chi non conosce a fondo la situazione aquilana può ignorare». Come dire al prefetto: scansati che non mi fido di te, solo un esponente “politico” del governo può capire. Una scortesia istituzionale che difficilmente potrà passare sotto silenzio. Ma tutta la lettera ha toni minacciosi: «Fermo restando che il Comune è perfettamente a conoscenza degli aspetti normativi e procedurali che presiedono ad eventuali operazioni di sfratti, chiedo di sapere ufficialmente se a suo avviso il procedere agli sfratti per morosità rispetto al pagamento di una quota del canone di compartecipazione o delle bollette delle utenze per i consumi personali possa o meno comportare problemi di ordine pubblico.Segnalo al Governo che, se non dovessi ricevere una chiara risposta istituzionale in un senso o nell’altro, potrei essere costretto a dovere assumere posizioni precise non a mia tutela, ma a tutela dei miei collaboratori e, soprattutto, della mia macchina amministrativa».