ROMA Lo sconto fiscale per i lavoratori dipendenti a medio-basso reddito, ossia gli 80 euro al mese in busta paga, sarà reso permanente a partire dal prossimo anno. Lo ha confermato il ministro dell’Economia Padoan intervenuto in mattinata nell’aula della Camera, in realtà per parlare dei vincoli finanziari europei e delle raccomandazioni rivolte all’Italia nella riunione Ecofin dello scorso 8 luglio.
L’ATTUAZIONE DELLA DELEGA
La misura di aumento delle retribuzioni nette fa infatti parte, secondo il governo, del punto 2 del documento europeo sul nostro Paese. Quello che chiede di «spostare l’onere fiscale da fattori produttivi verso il consumo e verso la proprietà immobiliare, verso l'ambiente e verso le rendite finanziarie». Missione almeno in parte compiuta, ha potuto argomentare Padoan, ricordando che con il decreto dello scorso aprile è stato ridotto non solo il peso dell’Irpef sui lavoratori ma anche quello dell’Irap sulle imprese, e che inoltre è stato incrementato il prelievo sulle rendite.
Il lavoro sul fisco proseguirà con l’attuazione della delega fiscale. Tre i decreti attuativi che il ministro ha annunciato come in arrivo «a breve»: il primo riguarda l’abuso di diritto, ossia sostanzialmente i paletti da mettere alla cosiddetta elusione fiscale anche per dare certezze alle imprese; il secondo il riassetto della tassazione relativa propri alle imprese; il terzo il riordino delle attuali agevolazioni fiscali (tax expenditures). Almeno una parte di questi provvedimenti potrebbe arrivare prima della pausa estiva.
LE STIME DIVERGENTI
Ma al punto 1 delle raccomandazioni c’era la richiesta all’Italia di intensificare i propri sforzi sul fronte dei conti pubblici, visto che in base alle previsioni della Commissione europea le misure già prese non permetterebbero di rispettare in particolare la regola del debito (ossia un’adeguata discesa di quest’ultimo in rapporto al Pil). Su questo punto il ministro ha voluto ricordare che le stime di Bruxelles divergono da quelle italiane per due motivi: la mancata inclusione nei conti sia di minori spese già pianificate ma non ancora specificate in dettaglio (dovranno esserlo appunto con la legge di Stabilità) sia degli introiti che arriveranno dalle privatizzazioni (11-12 miliardi l’anno a partire già dal 2014). Inoltre lo stesso governo italiano ha già spiegato proprio nel Documento di economia e finanza (Def) che il prossimo anno sarà necessaria in relazione al debito una correzione pari allo 0,5 per cento del Pil.
Le successive raccomandazioni riguardano temi che sono oggetto dell’attività del governo: riforma della pubblica amministrazione e della giustizia civile, rafforzamento delle banche italiane e sostegno al credito, riforma del mercato del lavoro e della scuola, semplificazione ed infine l’effettivo insediamento dell’Autorità per i Trasporti, operativa da gennaio. Il ministro ha poi ricordato la situazione economica generale, spiegando che la bassa crescita e la disoccupazione in particolare giovanile sono fenomeni europei e come tali vanno affrontati: con l’apertura del mercato, le riforme strutturali, gli investimenti. E in serata, attraverso Twitter, è tornato ad escludere una manovra correttiva per quest’anno.
Caccia a 7 miliardi per onorare la promessa. Ma il conto è destinato a salire se il beneficio sarà esteso a pensionati e incapienti
ROMA Dieci miliardi di cui almeno due terzi sono sostanzialmente ancora da trovare. E altri soldi se come promesso lo sconto fiscale dovrà essere esteso a contribuenti incapienti, pensionati e lavoratori con partita Iva. È gravoso l’impegno che il governo dovrà onorare nel 2015 per rendere permanente l’aumento netto di 80 euro in busta paga già garantito quest’anno a partire dal mese di maggio, sotto forma di credito d’imposta.
Lo scorso mese di aprile, quando il governo aveva approvato relativo decreto, erano state annunciate le coperture finanziarie di massima che poi per quel che riguarda il 2014 sono state sostanzialmente recepite nel testo inviato alle Camere. Per quel che riguarda invece il prossimo anno la partita è stata sostanzialmente rinviata alla legge di stabilità, quando bisognerà da una parte stabilizzare l’intervento di riduzione del cuneo fiscale (ed eventualmente estenderlo) dall’altra fissare le coperture finanziarie definitive.
Non sarà una passeggiata. Uno sforzo particolare dovrebbe essere chiesto al commissario Carlo Cottarelli, impegnato nella sua opera di revisione della spesa che però è già richiesta, in dosi massicce, per garantire la tenuta dei conti pubblici negli anni a venire, con un effetto cumulato che dovrebbe toccare i 32 miliardi nel 2016.
LA SPENDING REVIEW
Nel decreto Irpef sono previsti espressamente minori spese per 2,1 miliardi, ripartiti tra i vari livelli di governo, alla voce acquisti di beni e servizi. Soldi che dovrebbero arrivare dagli interventi mirati suggeriti dallo stesso Cottarelli, in particolare tramite centrali di acquisto più efficienti, ma che inevitabilmente si tradurranno in tagli lineari in caso di ritardi. Lo stesso risparmio è comunque previsto per gli anni successivi, ma per tutti i dodici mesi invece dei soli otto del 2014 nei quali il decreto sarà in vigore: si tratterebbe quindi di poco più di 3 miliardi (mentre sulla carta dalla spending review ne dovrebbero arrivare 5). Le altre voci sono ancora tutte da riempire: è il caso della lotta all’evasione, dalla quale sono attesi 3 miliardi, e della cosiddetta “sobrietà” chiamata a garantirne altri 2.
Dunque in sintesi resterebbero da individuare coperture finanziarie per almeno 7 miliardi solo per confermare la misura in vigore. Ma il conto salirebbe in caso di estensione alle altre categorie. Senza contare che l’esecutivo deve assicurare il finanziamento, per un ammontare fino a 6 miliardi, di spese e riduzioni fiscali a beneficio di varie categorie che ogni anno vengono finanziate proprio in occasione della legge di Stabilità.