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Data: 18/07/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ruby, oggi la sentenza: il Cavaliere spera in una riduzione della pena

MILANO La giornata di Silvio Berlusconi comincerà come tutti i venerdì da due mesi a questa parte: quattro ore di assistenza in camice bianco ai malati di alzheimer alla Sacra famiglia di Cesano Boscone. Riabilitazione, passeggiata nel parco, pranzo. E nel pomeriggio sentenza.
SCONTO DI PENA
Sette anni per concussione e prostituzione minorile, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, è stato il verdetto di primo grado nei confronti dell’ex premier. Oggi la decisione dei giudici della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano, che si giocherà sul crinale della concussione: se fu per costrizione o per induzione è la scelta che dovrà compiere il collegio presieduto da Enrico Tranfa, a latere Concetta Lo Curto e Alberto Piccinelli. Da ciò dipenderà una pena più leggera per il fondatore di Forza Italia. Il pomeriggio del 27 maggio 2010 Karima El Mahroug, diciassette anni, viene portata in questura, accusata di furto dall’ex amica Caterina Pasquino. Qualche ora dopo Berlusconi contatta il capo di gabinetto Piero Ostuni, afferma che la giovane è nipote di Mubarak e deve essere immediatamente rilasciata - senza fotosegnalazione - per evitare imbarazzanti tensioni internazionali. Per il pg Pietro De Petris le pressioni dell’allora presidente del Consiglio furono «un abuso colossale» e la presunta parentela di Ruby con l’ex dittatore egiziano era una circostanza «palesemente falsa». Sostiene il pg: «E’ pacifico che la ragazza si è fermata a dormire alcune notti a casa del presidente del Consiglio. Che faceva questa ragazza? La prostituta. Con la telefonata ai capi di gabinetto della questura di Milano Silvio Berlusconi ha compiuto una concussione per costrizione e non per induzione». In primo grado è stato condannato a quattro anni più due di aggravante per concussione per costrizione, oltre a un anno per prostituzione minorile. Ma se i giudici derubricassero il reato a induzione, la pena potrebbe anche essere dimezzato. Per effetto della legge 190 del 6 novembre 2012 sull’anticorruzione e della successiva sentenza 3251 del 5 dicembre 2012 della sesta sezione penale della Cassazione, la concussione per induzione prevede da 3 a 8 anni di reclusione (anziché dai 4 a 12 precedenti), mentre la costrizione è stata aumentata da 6 a 12 anni. Una condanna definitiva, la prima dopo l’affidamento ai servizi sociali, potrebbe costare all’ex premier la revoca del beneficio concesso dal Tribunale di Sorveglianza. Berlusconi sta infatti scontando il residuo anno dei quattro di pena per frode fiscale (tre sono coperti dall’indulto del 2006) e una conferma in Appello e Cassazione innescherebbe un effetto a catena: perdita del beneficio dell’indulto per la condanna Mediaset, dieci anni da scontare ai domiciliari e perdita dell’agibilità politica.
IL CASO MINETTI
Intanto per il caso Ruby c’è già un verdetto favorevole. Anna Maria Fiorillo, giudice del Tribunale dei minori, è stata assolta dal Consiglio superiore: «esclusi gli addebiti» a suo carico nell’affidamento di Ruby a Nicole Minetti. Alla Fiorillo era stata inflitta la sanzione della censura, ma la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza rimarcando che il pm aveva diritto a rilasciare dichiarazioni - in contrasto con quelle del ministro degli Interni Roberto Maroni - per ristabilire la verità su Karima. Riassunta nell’intercettazione letta in aula dal suo difensore Nello Rossi, procuratore aggiunto di Roma: «E quindi niente, quindi la mette in una in una comunità, sperando che sia aperta. Se non dovesse accoglierla, l’autorizzo a trattenerla fino a domani mattina», sono le disposizioni all’agente Ermes Cafaro. Insomma, «senza ombra di dubbio - ha sostenuto Rossi - la dottoressa Fiorillo non ha mai autorizzato l’affidamento della minore alla Minetti ma ha insistito perché venisse accolta in una comunità protetta, autorizzando il suo trattenimento nel corso della notte in Questura». La Fiorillo, spiega, «finché è stato possibile ha tutelato la sua immagine con il silenzio», ma «dopo le dichiarazioni di Maroni sarebbe stato un avallo alle sue parole e un vulnus all’immagine di imparzialità della magistratura». Vero che le dichiarazioni del pm «sono state rese d’impulso, si è trattato però di un impulso sano, serio. Dettato dalla coscienza e non della vanità. Raramente come in questo caso è emersa una nitida verità sulla condotta del magistrato, su cui si è basata la sua difesa dell’onore professionale e della magistratura».

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