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Pescara, 24/11/2024
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26/07/2014
Il Centro
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Caos Alitalia, rischia di saltare tutto. Il referendum tra i lavoratori non raggiunge il quorum, sindacati spaccati. L’azienda: senza l’ok di tutti niente accordo |
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ROMA Alitalia vara un nuovo aumento di capitale da 250 milioni ma rimanda l’ok al contratto con Etihad. L’assemblea degli azionisti non ha infatti affrontato, diversamente da quanto annunciato nei giorni scorsi dall’ad Gabriele Del Torchio, l’accordo con la compagnia degli Emirati: ma il contratto - assicurano a Fiumicino - è pressoché pronto e verrà rispettata la “deadline” di fine mese indicata, anche se non rigidamente, da Abu Dhabi. Da dove ieri è arrivata anche la smentita che esista un ultimatum al 28 luglio per chiudere l’operazione. «Abbiamo fatto un passo importante perché abbiamo deliberato un aumento di capitale funzionale all’accordo con Etihad», ha detto Del Torchio al termine della riunione, sottolineando che «ha contribuito molto il risultato del referendum» che si è concluso proprio ieri, con il mancato raggiungimento del quorum e quindi la conferma della validità delle intese. Ora si continua a lavorare, nei prossimi giorni e anche nel week end, ha detto l’ad della compagnia, per arrivare all’intesa: «Prima lo concludiamo e meglio è», insiste. È possibile che un nuovo cda venga convocato la prossima settimana. L’assemblea dei soci, riunita per oltre cinque ore, ha deliberato l’aumento di capitale fino ad un massimo di 250 milioni (ma Air France-Klm, azionista con circa il 7%, ha già detto che non parteciperà) e approvato il bilancio 2013 che - ma non sono stati diffusi numeri ufficiali - si sarebbe chiuso con una perdita netta record di circa 569 milioni; nominato infine il nuovo Collegio sindacale. Ma, come si era capito già all’inizio della riunione, non ha affrontato il tema Etihad. Di questo, ha riferito il presidente del collegio sindacale Giovanni Barbara all’uscita, si parlerà «quando gli amministratori saranno pronti, quando le cose saranno mature». Le questioni rimaste aperte sul tavolo sono due. Da una parte il nodo Poste, con le condizioni della società pubblica per investire altri 40 milioni (dopo i 75 milioni di fine anno) nella compagnia: una soluzione si sarebbe trovata (la newco cuscinetto in cui Poste entrerebbe insieme a Cai e da cui nascerebbe la new Alitalia per l’ingresso di Etihad), ma ieri in assemblea non si è parlato di Poste e non è chiaro se le banche e gli altri soci abbiano accettato la soluzione, dopo l’irritazione dei giorni scorsi. «Stiamo ragionando, abbiamo incontrato i loro legali, advisor e manager e spero che tra poco avremo buone notizie», ha detto Del Torchio. L’altro tassello mancante è quello della “pace sociale”. E per questo Alitalia ha lanciato un nuovo appello: la «coesione e condivisioni» delle scelte da parte di tutte le sigle sono «essenziali» per completare l’operazione, ha sottolineato la compagnia in una nota. E Del Torchio ha aggiunto: «Auspico che tutti i sindacati firmino, per assicurare un clima di pace sociale e collaborazione». Parole non casuali, visto che proprio ieri l’esito del referendum sui tagli al costo del personale ha riacceso una bagarre tra i sindacati. Per la Uilt bisogna tornare al tavolo per discutere un nuovo accordo. La Filt accusa la Uilt di non conoscere le regole e, insieme agli altri sindacati firmatari (Fit e Uglt), assicura che l’intesa è valida. Un appello ai sindacati arriva anche dal ministro dei trasporti Maurizio Lupi: la prospettiva, ripete, è «o il futuro o il baratro». Mentre il titolare del Welfare Giuliano Poletti si chiama fuori dalle divisioni tra sindacati: «Questo è un tema che riguarda le parti sociali», afferma, ribadendo di aver fatto «il massimo sforzo per la riduzione degli esuberi».
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