L’AQUILA Nel primo summit della ’ndrangheta sull’Expò di Milano si decise di aggredire anche il business della ricostruzione e traffico di macerie del post terremoto aquilano. Lo racconta al pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, il collaboratore di giustizia Francesco Oliviero, 44 anni, recentemente balzato alle cronache per aver parlato dell’esistenza di «un corpo riservato» ovvero di una sorta di apparato parallelo allo Stato fatto di massoni deviati e politici assetati di potere. Il collaboratore, sentito in relazione al livello di penetrazione delle cosche ’ndrine in Lombardia, afferma: «In quell’incontro, il primo summit di ’ndrangheta sull’Expò, eravamo presenti vari uomini d’onore e ci fu una sorta di presentazione reciproca con la esplicitazione delle rispettive zone di influenza in quanto ciò era necessario e opportuno per evitare situazioni di inopportunità». Tra i presenti anche Francesco Comerci, imprenditore siciliano legato al clan dei Tripodi di Vibo Valentia. «Oggetto della conversazione – aggiunge Oliviero – l’accaparramento di appalti per la ricostruzione dell’Aquila».
Nel primo summit della ’ndrangheta sull’Expò di Milano si è anche deciso di mettere le mani nel business della ricostruzione e traffico di macerie del post terremoto aquilano. Lo racconta al pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, il collaboratore di giustizia Francesco Oliviero, 44 anni, recentemente balzato alle cronache per aver parlato dell’esistenza di «un corpo riservato» ovvero di una sorta di apparato parallelo allo Stato fatto di massoni deviati e politici assetati di potere. Il collaboratore, sentito in relazione al livello di penetrazione delle cosche ’ndrine in Lombardia, afferma: «In quell’incontro, il primo summit di ’ndrangheta sull’Expò, eravamo presenti vari uomini d’onore e ci fu una sorta di presentazione reciproca con la esplicitazione delle rispettive zone di influenza in quanto ciò era necessario e opportuno per evitare situazioni di inopportunità». Tra i presenti anche Francesco Comerci, imprenditore siciliano legato al clan dei Tripodi di Vibo Valentia. «Oggetto della conversazione – aggiunge Oliviero – l’accaparramento di appalti per la ricostruzione dell’Aquila. Visto il rapporto di reciproca solidarietà ’ndranghetista, tra tutti i presenti, ci proposero di lavorare insieme anche perché le risorse pubbliche da accaparrare erano molte e c’era possibilità per tutti». «Questo reciproco rapporto – prosegue sempre Oliviero – solidaristico avrebbe consolidato anche il rafforzamento delle alleanze di ’ndrangheta tra i vari gruppi». Insieme all’imprenditore siciliano, avrebbe svolto un ruolo di primo piano Mario Festa. Il 10 maggio 2009 gli investigatori calabresi captano un colloquio rivelatore. Festa e Comerci sarebbero riusciti a trovare una corsia preferenziale per inserirsi negli appalti dell’Aquila. Nella telefonata fanno riferimento a un imminente incontro con una funzionaria del Senato. L’appuntamento sembra dare i frutti sperati, visto che Comerci e Festa si mettono subito al lavoro per costituire una nuova società: la Fc Global service con un oggetto sociale ampissimo dal marketing alla ricerca, passando per attività di consulenza. Unico dubbio la sede legale, i due sono indecisi tra San Marino e il Principato di Monaco. Le cose sembrano procedere comunque speditamente, tanto che Comerci si dà da fare per reclutare manodopera da inviare in Abruzzo. Il resto è ancora oggetto di investigazione.