TERAMO Basta la parola del presidente della Fondazione Tercas Mario Nuzzo azionista di maggioranza per consegnare la Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo alla Popolare di Bari. Nuzzo rappresenta una maggioranza sconfitta, tradita, delusa, circuìta. Ma non si tira indietro quando deve dare il suo assenso, quando dichiara il suo voto favorevole all’assemblea degli azionisti Tercas sull’accordo con Bari. Il commissario di Banca d’Italia, Riccardo Sora, solo in quel momento tira un sospiro di sollievo. la liquidazione della banca teramana è stata evitata. Non è stata evitata, invece, la fine della banca di riferimento del territorio. Adesso, nome e marchio a parte se resteranno, di locale non avrà più nulla. Nessun riferimento, nessun intervento sociale e culturale di quelli visti in passato. Si nasconde e rifiuta le domande anche il direttore generale, Mario Pilla, che l’avvocato Nisii, presidente di lungo corso nel bene e nel male, aveva portato dalla rivale Banca dell’Adriatico, per salvare il salvabile. Quando si è accorto che il lavoro dell’ex dg Antonio Di Matteo aveva fatto affondare la barca, con tutti gli occupanti. Pilla ha cercato, attraverso il marketing, di far vedere ciò che non c’era più. La banca vicina agli azionisti, quei piccoli risparmiatori che si sono scoperti azionisti dopo essere stati convinti a comprare finti pronti contro termine, era lontana, in alto mare, in mezzo agli squali e senza scialuppe di salvataggio.
Il male minore è stato dare questi piccoli risparmiatori in pasto agli squali e salvare le filiali, tutelare il più possibile (ma questo è ancora tutto da verificare) i dipendenti. Salvi anche i depositi di chi, nel frattempo, non ha deciso di togliere i risparmi da Tercas per scegliere soluzioni al momento più tranquille.
Teramo perde un’istituzione, la Fondazione è chiusa in un angolo, sconfitta e sofferente per le perdite milionarie che ha subìto. Il futuro è ancora tutto da scrivere.
L’assemblea ha approvato le modalità di copertura del deficit patrimoniale di Banca Tercas, accertato al 31 marzo 2014, e l’operazione di aumento di capitale riservata a Banca Popolare di Bari, necessaria per ripristinare mezzi patrimoniali adeguati e propedeutica al ritorno in bonis di Banca Tercas. Il deficit patrimoniale, pari a 602 milioni, sarà coperto mediante utilizzo del capitale e delle riserve di Tercas e l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, per l’importo di 265 milioni. L’aumento di capitale, pari a 230 milioni, sarà interamente sottoscritto da Banca Popolare di Bari, entro questa settimana.
L’inclusione del Gruppo Tercas nel perimetro di Banca Popolare di Bari con la rimessa in bonis del gruppo abruzzese, con anche Banca Caripe, avverrà subito dopo l’estate, in considerazione dei vari adempimenti tecnici ed amministrativi. E in questo periodo Bari dovrà presentare ai sindacati un piano industriale per concertare quali uffici chiudere e quali mantenere in Abruzzo, valutare l’esubero di personale, proporre soluzioni e trasferire i dipendenti che non avranno più gli uffici presenti sul territorio abruzzese.
In virtù di questa ulteriore operazione di crescita per via esterna, Banca Popolare di Bari pone le basi per un significativo salto dimensionale, collocandosi tra i maggiori gruppi nazionali e consolidando il proprio posizionamento di prima realtà bancaria autonoma dell’Italia centro-meridionale. La dimensione del Gruppo con l’ingresso di Tercas si attesta a 400 sportelli, 3.200 dipendenti, attività totali per 15 miliardi di euro, 550.000 clienti, il tutto con un’articolazione di quattro realtà bancarie: Banca Popolare di Bari, Banca Tercas, Cassa di Risparmio di Orvieto (controllata da BPB) e Banca Caripe.