«È una proposta totalmente opposta agli indirizzi del socio unico, il Comune. E in conseguenza di ciò il cda non potrà che esprimere parere contrario alla proposta di delibera sui bonus ai dirigenti Atac». Il messaggio dell’assessore Guido Improta è chiaro. La proposta di delibera che prevede lo stanziamento di 9 milioni di euro di premi (leggi l'articolo), da dividere tra dirigenti e quadri dell’azienda municipalizzata, infilata in extremis all’ordine del giorno al consiglio di amministrazione previsto per oggi pomeriggio, non potrà essere approvata. Un incentivo previsto dal contratto nazionale per i manager (un atto dovuto, quindi, per non incorrere nel rischio sanzioni), ma arrivato con un ritardo pesante sulla tabella di marcia («la situazione aziendale, licenziamenti e mobilità non hanno reso opportuna finora la presentazione del documento», spiega la delibera), riducendo così ad appena quattro mesi la possibilità di intervento del management per raggiungere gli obiettivi che garantiranno il bonus milionario, trasformando di fatto la delibera in una sorta di sanatoria per non fare perdere i privilegi ai super dirigenti di Atac (oggi sull’orlo del fallimento con 1,7 miliardi di euro di debiti).
Una piccola rettifica di Atac sulla cifra stanziata per i manager è trapelata ieri dai vertici: il bonus dirigenti è di circa 5 milioni e non 9 (tetto che comprende anche premi per altro personale). Ma nella delibera il saldo, nero su bianco, è chiaro: 9 milioni 145mila euro, per dirigenti e quadri, con addirittura quasi un milione extra recuperato dai risparmi del costo del lavoro. Segno che, in questo caso, i conti sono stati fatti un tanto al chilo, milione più, milione meno.
LE REAZIONI
«Altro che bonus: i dirigenti dovrebbero essere licenziati - tuona Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini - Se l’Atac fosse un’azienda privata, gli azionisti avrebbero allontanato già da tempo il management responsabile di un tale disastro». Contrario anche Francesco D’Ausilio, capogruppo del Pd. «Atac - dice - vive una situazione finanziaria molto difficile e registra ancora risultati insoddisfacenti. Ai lavoratori sono stati chiesti sacrifici. Ogni risorsa dovrà essere destinata all’ammodernamento e al potenziamento del tpl». «Una situazione davvero inaccettabile. O si dimette l’assessore capitolino ai trasporti perché non è in grado di controllare l azienda, oppure si dimetta l’ad Broggi perché stipula atti che vanno in controtendenza al volere dell’amministrazione capitolina», rincara Antonello Aurigemma di Fi. «Quanto sta accadendo è gravissimo, aggiunge Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia «mentre oltre cento lavoratori, dopo l’apertura delle procedure di mobilità - accusa - sono dovuti ricorrere in maniera “volontaria” a una decurtazione di stipendio, i vertici Atac distribuiscono premi a go-go».