ROMA Sigarette più care, mentre il governo ottiene il via libera sul decreto di riforma della pubblica amministrazione ma deve rimettere mano alla Camera a quello sulla competitività. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in via preliminare un decreto legislativo nell’ambito del disegno di legge delega di riforma del fisco. Il tema è quello delle accise sui tabacchi. Trattandosi appunto di decreto legislativo, gli effetti si vedranno dopo la sua approvazione definitiva.
L'aumento della tassazione per i produttori, guidato dalla volontà di fermare la guerra al ribasso dei prezzi, e anche di arginare il calo di introiti per l’erario (circa 600 milioni in meno lo scorso anno), dovrebbe portare a rincari delle “bionde” fino a 20 centesimi per la fascia bassa e fino a 10 per la fascia alta (rialzo, quest'ultimo, che potrebbe anche essere riassorbito dai produttori per evitare di superare la soglia psicologica dei 5 euro). Nelle ultime bozze si prevedeva un aumento dell'accisa minima, il passaggio dal 7,5 al 10% della componente specifica e un incremento della quota variabile dal 58,5 al 58,7%. Presente, ma più morbido, anche un intervento sulle sigarette elettroniche: si profila infatti una tassazione corrispondente alle “bionde” ma con uno sconto del 40% all'imposta così determinata. Infine è stata eliminata l’imposta di consumo sui fiammiferi, la cui produzione e vendita vengono liberalizzate. Il Consiglio dei ministri ha poi esaminato il decreto cosiddetto sblocca-Italia, che come ha spiegato il sottosegretario Graziano Delrio verrà illustrato più in dettaglio nei prossimi giorni.
LE MODIFICHE
Si presenta invece alquanto complicato il percorso del decreto competitività che dopo l’approvazione al Senato è ora a Montecitorio. Le modifiche volute dal governo sono sostanzialmente una serie di passi indietro rispetto a misure già approvate, anche pochi giorni fa. È stato cancellato il previsto pagamento di 535 milioni a Poste italiane, che aveva l’obiettivo di chiudere la vicenda degli aiuti di Stato. Retromarcia anche per la deroga al tetto di stipendio per gli amministratori di società che emettono obbligazioni quotate (quindi il limite di 240 mila euro sarà applicato a queste aziende ma non a quelle quotate). Infine viene meno, tra le proteste di Confcommercio e Federalberghi, la possibilità per gli stranieri di non rispettare il limite di 1.000 euro nell’uso del contante: un’eccezione che era stata appena introdotta in Senato. Nelle aspettative degli operatori del turismo, la novità avrebbe avuto un impatto positivo sulle spese nel nostro Paese dei viaggiatori esteri. Le motivazioni dell’esecutivo per le varie retromarce fanno riferimento alla necessità di snellire il provvedimento divenuto nel corso dell’iter parlamentare troppo eterogeneo