|
|
|
Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.943
|
|
|
|
|
|
02/08/2014
Il Messaggero
|
Scatta la mobilità per 2.171 dipendenti: il 95% è a Roma. La procedura riguarda 1.590 addetti di terra, 126 piloti, 420 assistenti di volo, e 35 ex Airone Technic. Tagli ai salari, manca l’ok della Uil |
|
ROMA Il giorno della firma è fissato per l’otto agosto: final destination di un volo negoziale durato mesi. Ma l’ultima tratta potrebbe riservare nuove turbolenze, magari fisiologiche nella liturgia sindacale, certo legittime quando in gioco sono oltre duemila posti di lavoro. Alitalia ha fatto scattare ufficialmente le procedure di mobilità che adesso devono passare al vaglio delle organizzazioni dei lavoratori che compatte non sono. Anzi. I NUMERI Il ventaglio della mobilità interessa 2.171 dipendenti dell’ex compagnia di bandiera e di AirOne. Erano 2.251, ma 80 di essi hanno preferito cessare il rapporto di lavoro. La procedura riguarda 1.590 addetti di terra, 126 piloti e 420 assistenti di volo di Alitalia ai quali bisogna aggiungere 35 colleghi di AirOne Technic. L’intesa raggiunta due settimane addietro prevede per 616 unità di personale il ricollocamento nel perimetro aziendale, per altre 681 la esternalizzazione entro la fine dell’anno, per le restanti 954 verrà sperimentato il contratto di ricollocamento. Una operazione che al momento sembra poter garantire soltanto il salvataggio di neppure un terzo dei posti di lavoro (i 616) oggi in ambito aziendale, mentre per gli altri le eventuali, nuove opportunità sarebbero tutte da individuare. Uno scenario che rischia di assumere prospettive inquietanti, soprattutto per l’economia romana, come rilevano i deputati Pd Fassina e Miccoli: la grande maggioranza dei lavoratori interessati - circa il 95% secondo stime sindacali - gravita nel polo costituito da Roma, Fiumicino e Ostia. Nel municipio di Ostia, in particolare, il tasso di disoccupazione è diventato tra i più alti della Capitale, proprio in conseguenza della continua fuoriuscita di personale addetto al trasporto aereo. La tenuta sociale del territorio diventa una partita nella partita e rende più vischiosa la trattativa tra sindacati e azienda. In teoria ci sono 25 giorni per discutere anche se è probabile che alla fine si arriverà alla firma di un verbale di mancato accordo, cioè con il «no» della Filt/Cgil. A quel punto il tavolo negoziale verrà spostato al ministero del Lavoro dove il confronto dovrebbe essere chiuso in cinque giorni. Completato il passaggio ministeriale partirà l’esodo dei dipendenti che decidessero di lasciare l’azienda in cambio di un incentivo di 10.000 euro lordi. Il numero di chi esce dovrà essere individuato entro il 10 settembre. Una seconda fase negoziale interesserà poi il personale che avrà rifiutato la messa in mobilità.
Tagli ai salari, manca l’ok della Uil L’affare Alitalia-Etihad ha bisogno dell’ok di tutte le sigle per decollare. Al momento manca il via libera di Uilt e Anpac al piano che prevede un taglio al costo del lavoro di 31 milioni di euro nel 2014. Un referendum tra i lavoratori ha sancito la legittimità dell’accordo (sottoscritto da Cgil e Cisl ) ma la Uilt e il sindacato piloti si oppongono all’operazione in quanto giudicata contraria alle norme in materia di rappresentanza sindacale. In linea teorica, Alitalia potrebbe procedere anche con il no di qualche sigla imponendo le riduzioni a tutti gli 11 mila lavoratori in ballo ma gli uomini dell’ad Del Torchio sono convinti che l’unità sindacale sia indispensabile.
|
|
|
|
|