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Pescara, 24/11/2024
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02/08/2014
Il Messaggero
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Riforme, via libera al Senato dei 100. Renzi soddisfatto: adesso si dialoga. Dopo gli scontri, le urla e i contusi alla fine vince il partito di Ferragosto
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ROMA Quella che fino alla sera prima sembrava una strada e stretta, da percorrere sull’orlo precipizio, è diventata per la maggioranza un’autostrada a quattro corsie: il Senato riscrive l’articolo 57 della Costituzione e dà il via libera al cuore della riforma prevista dal ddl Boschi. Con 194 sì, 26 no e 8 astenuti l’Aula di Palazzo Madama ha rimosso l’ostacolo e votato l’articolo 2 che riduce i membri del Senato a 100 e cancella l’elezione diretta. É un passaggio fondamentale che verrà ratificato da un referendum confermativo. Dopo i tumulti, i cartelli, gli insulti, gli svenimenti e il ferimento della senatrice Laura Bianconi dell’Ncd, tornata ieri con il braccio destro fasciato in Aula, la situazione si è sbloccata. Decisiva è stata la mediazione - ai livelli più alti - che ha scongelato i rapporti tra Sel e Pd mentre Lega e M5S abbandonavano per protesta la seduta. I grillini imbavagliati, i leghisti denunciando che la Costituzione «non si cambia come il regolamento di un condominio». Durissime le critiche al presidente Grasso contro il quale è stata presentata una petizione che ha raccolto un centinaio di adesioni. CANGURIZZATI
All’ora di pranzo il premier Renzi ha ricevuto a Palazzo Chigi i capigruppo dei partiti di maggioranza dicendosi disponibile a modifiche. Il ministro alle Riforme Boschi ha preso la parola per confermare il suo «no» al Senato elettivo con la disponibilità a discutere gli altri punti; un ampliamento della platea per l’elezione del presidente della Repubblica, l’immunità e tutti gli articoli che regolano l’istituto del referendum - sul quale ci sarebbe già un accordo di massima - e le leggi di iniziativa popolare. «Peccato che l’apertura del governo sia arrivata quando i buoi erano ormai fuori dalla stalla», ha commentato delusa la senatrice di Sel Loredana De Petris. Tra i 26 no all'articolo 2 che istituisce il Senato non elettivo si contano anche i 12 dissidentì del Pd e altri due senatori della maggioranza: uno di Ncd e uno dei Popolari italiani. Nessun contrario tra gli esponenti di FI, ma Anna Cinzia Bonfrisco ha optato per l'astensione, (al Senato vale come voto contrario). Si sono astenuti anche il relatore Roberto Calderoli (Lega) e due senatrici democrat. Renzi può commentare soddisfatto «che adesso si dialoga». L’architrave della riforma rimane: la nuova Assemblea sarà composta da 95 senatori eletti dai consigli regionali e da 5 nominati dal capo dello Stato. Con il via libera agli articoli 1 e 2 del ddl costituzionale di riforma del Senato, l'Aula di Palazzo Madama ha archiviato infatti oltre metà degli emendamenti. Sono state «cangurizzate», cioè accorpate, 4.504 proposte di modifica su un totale di poco meno di 8 mila. E con la stessa tecnica si andrà avanti nei prossimi giorni: la strada ora è in discesa e si potrebbe chiudere la prossima settimana. MEZZO AVENTINO
Il disgelo tra Sel e Pd riporta in linea di galleggiamento tutte le alleanze elettorali siglate sul territorio, rapporti locali che minacciavano di incrinarsi in vista delle prossime regionali in Calabria, Emilia-Romagna e Puglia. Ritornano invece siderali le distanze con i grillini. I senatori del M5S hanno deciso di uscire dall'Aula «per opporsi con l'ultimo mezzo democratico ad una gestione vergognosa del dl di riforma costituzionale da parte di Grasso, presidente del Senato». Ma sarà un «mezzo Aventino»: il M5S ha fatto sapere infatti che rimarrà «regolarmente in servizio dalle 9,30 alle 24 rispettando la tabella di marcia ufficiale». Sabato e domenica compresi.
Dopo gli scontri, le urla e i contusi alla fine vince il partito di Ferragosto
ROMA Salvo il week-end. Salvo il ferragosto. Salve le vacanze. Evviva. Dopo le grida, il lancio del canguro di pezza, i tumulti, gli svenimenti, il ricorso all’aiuto della polizia, gli sgrammaticati cartelli di protesta degli oppositori con un apostrofo di troppo («Qual’è la merce di scambio?», tra Berlusconi e Renzi sulla riforma del Senato), il braccio al collo della senatrice alfanea Laura Bianconi ammaccata nella rissa d’aula dell’altra notte - «Ho anche perduto la sensibilità di due dita della mano destra ma posso votare con quelle della sinistra» - e dopo tutto questo e dopo altro ancora, di colpo irrompe la pace. Trionfa la letizia. Divampa il sole negli occhi e sorride il sorriso sulle labbra a tutti i forzati della maratona parlamentare. Credevano di restare prigionieri in aula, cominciavano a sprenotare le vacanze, guardavano malinconici le valigie destinate a restare ferme e invece il miracolo. Si parte! La svolta, anzi la liberazione dall’incubo delle mancate ferie per colpa di Renzi che vuole la riforma a tutti i costi e dei grillini e leghisti che non volevano cedere, comincia all’ora di pranzo quando il premier apre ai vendoliani di Sel e promette loro modifiche dell’Italicum. Loro scendono dalle barricate, e per loro e per gli altri inizia il libera tutti dall’idea di dover sudare fino e oltre ferragosto. «Io ne vojo anna’ a occupa’ solo dei mie gatti», confida in slang dentro il Transatlantico Loredana De Petris, fino a poche ore prima Pasionaria anti-renziana e generalessa della guerra anti-governo targata Sel ma ora - come hanno cominciato a dire tutti, dentro e fuori dalla maggioranza - «il clima è cambiato». Ammorbiditi i vendoliani, il ritmo della riforma è più rapido. E i gatti della De Petris riavranno presto la De Petris. Le famiglie dei senatori, e delle senatrici, riavranno presto i propri cari. Sia pure un po’ scossi dalla sorte che toccherà loro - simile a quella dei capponi quando si avvicina Natale - molto elegantemente riassunta dal barone Compagna, senatore napoletano di Ncd e figlio del sommo politico-intellettuale Chinchino, tramite una citazione da Hans Kelsen, autore a suo tempo della Costituzione austriaca: «La nostra esistenza in vita rischia di diventare una finzione giuridica». Sì, vendoliani piegati, grillini in format Aventino e leghisti estenuati e consapevoli che il canguro sta consentendo al governo di tirare diritto e veloce e che non c’è più niente da fare per fermare l’alta velocità della legge che sembrava impantanata e invece no. LA RESA
Il capogruppo lumbard Centinaio: «Verdini e Lotti hanno blindato tutto. E i nostri informatori dentro Forza Italia e dentro il Pd già dal mattino ci avevano avvertito che voti segreti non ci sarebbero più stati e dunque le possibilità per far ballare la maggioranza venivano meno». Le opposizioni si arrendono all’evidenza di non poter dare più battaglia. I leghisti la prendono con filosofia, e non partecipano più ai lavori dell’aula. I grillini la prendono meno bene. Sono insensibili al sollievo di tutti i colleghi degli altri partiti che riprenotano i viaggi sprenotati per paura di dover restare inchiodati agli scranni a causa dell’ostruzionismo e qualcuno esagera un po’. «Adesso basta, vaffanculo Renzi e Boschi!», si sfoga il capogruppo Petrocelli. La Taverna, amazzone grillina scatenata: «Sono delle teste di cazzo!». La rabbia degli sconfitti. La serenità dei vincitori. Verdini si aggira pacioso e contento. Ha tenuto le proprie truppe, e Berlusconi lo chiama per complimentarsi. Grasso è finalmente rilassato. La Boschi - che ha cercato di rabbonire i grillini ma quelli la accusano: «La chiamiamo ma non ci risponde mai al telefono» - mostra la bonarietà dei vincenti e passa a dare una carezza ai feriti. Intrattenendosi con la Bianconi ammaccata sul gomito e nelle dita a causa della rissa tra leghisti e commessi da cui è stata travolta l’altra notte. «Ma più ammaccate di me sono le istituzioni», dice la senatrice alla ministra. Le vacanze però sono a portata di mano, anche se i polpastrelli della Bianconi hanno qualche problema di sensibilità.
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