ROMA «Il quadro economico è complicato ma dovremo fare di tutto per evitare la manovra correttiva». Pier Paolo Baretta sospira e indica «l’obiettivo principale che ha di fronte il governo». Il più immediato perchè, ribadisce il sottosegretario all’Economia, «non c’è alcuna intenzione di anticipare ad agosto la legge di Stabilità».
Sottosegretario, dopodomani l’Istat renderà noti i dati sulla crescita italiana e le aspettative non sono buone. E’ preoccupato?
«Mai fasciarsi la testa prima che sia rotta. Aspettiamo i dati consapevoli che quello che ci aspettavamo fino a poco tempo fa con il Pil allo 0,8% nel 2014 è ormai fuori portata. Il quadro però è contradditorio e sarebbe sbagliato considerare solo la possibile recessione e questa deflazione che ci tiene fermi. Non vanno sottovalutati i numeri in altalena della produzione industriale, l’export che avanza, i dati sul fabbisogno in discesa e un avanzo primario che è tra i migliori d’Europa. Questi dati, non voglio essere frainteso, non attenuano le preoccupazioni, ma dovremmo evitare un dibattito nel quale un giorno siamo tutti ottimisti e quello dopo tutti pessimisti senza mai un punto di equilibrio perchè l’equilibrio è importante per poter fare le scelte che abbiamo di fronte».
In questo quadro vi preparate a scrivere la legge di Stabilità. Quali saranno le linee guida?
«Abbiamo tutto il tempo per scrivere la legge e presentarla al Parlamento entro il 10 ottobre e ribadisco che non sarà anticipata perchè va costruita con tutta l’attenzione del caso. Innanzitutto dovremo registrare il quadro complessivo della situazione attuale ma io e il governo restiamo convinti che dovremo fare di tutto per evitare una manovra correttiva sui conti del 2014. E questo perchè in una fase come quella che stiamo vivendo intervenire significa alzare le tasse e francamente l’obiettivo che ci siamo dati è vedere come ridurle. Insomma spazio per un incremento fiscale non c’è».
Quali sono gli elementi per i quali si può guardare con ottimismo alle scelte del governo?
«Ci sono diversi fattori positivi anche in presenza di una congiuntura segnata da una crescita modesta. Lo spread basso ha ridotto interessi sul debito in maniera importante e dà respiro e risparmi per alcuni miliardi, poi abbiamo maggiori entrate Iva grazie all’ecobonus che ha prodotto un volume d’affari di 27 miliardi e per effetto dei rimborsi dallo Stato alle imprese. E infine c’è stato un po’ di recupero dalla lotta all’evasione fiscale. A questi elementi vanno aggiunti i risparmi della spending review».
A proposito di Spending review, le tensioni tra Renzi e CottarellI sembrano la spia che le cose stentano a funzionare, non crede?
«Il premier è stato chiaro: non è in discussione nè l’obiettivo quantitativo nè lo strumento. Ora è la politica che deve muoversi e decidere e credo che da questo punto di vista il contributo che ha dato il commissario Cottarelli sia utile così come quello che diede Giarda in passato».
Alcuni giorni fa Renzi ha ammesso che sarà difficile estendere gli 80 euro di bonus alle categorie oggi escluse. Cosa ne pensa?
«Renzi è stato onesto con elettori e cittadini per non creare false aspettative che si scontrano con la situazione economica. Io personalmente penso che, se anche non riusciremo ad estendere il bonus, qualcosa per i pensionati si possa fare perchè si tratta di una categoria che soffre di alcune storture del sistema. Ad esempio la no tax area per i dipendenti parte a 8 mila euro e per i pensionati a 7 mila e 500 ed è una incongruenza che con risorse contenute e graduate nel tempo si può sanare. Si possono dare risposte ai pensionati senza necessariamente estendere il bonus».
Tornando alla legge di Stabilità, circola l’ipotesi di un intervento da 20 miliardi. Può confermarlo?
«Sarà una manovra impegnativa, questo è certo. C’è da coprire il bonus e sappiamo che ci sono alcuni miliardi per finanziare spese indifferibili come le missioni. Dovremo smantellare il patto di stabilità interno dei Comuni e c’è il tema della flessibilità in uscita sulle pensioni».
In caso di difficoltà agirete sul deficit?
«Ora siamo attestati al 2,4% e non vogliamo uscire dalle regole europee ma abbiamo margine fino al 3%».