L’AQUILA La rivoluzione amministrativa? È solo rinviata. Il sottosegretario Camillo D’Alessandro tranquillizza i gufi (bipartisan): «Siamo tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, sul fatto che la macchina amministrativa vada riformata. Dobbiamo solo entrare nel merito delle questioni e lo faremo». Dunque il cammino per la riduzione delle direzioni da 12 a sette e la creazione dei dipartimenti (con tanto di direttore centrale ed eventuale commissario attuatore in funzione anti-frenatori) si è rivelato meno facile del previsto. In Commissione Bilancio ieri sono arrivati 300 emendamenti (due terzi da Forza Italia) che hanno inevitabilmente allungato i tempi della discussione e affondato l’appuntamento assembleare aperto e chiuso frettolosamente alle 21 dal presidente Giuseppe Di Pangrazio. L’aula ha avuto appena il tempo di convalidare gli eletti della X Legislatura e di approvare il piano di utilizzo dei proventi da alienazione degli alloggi dell'Ater di Pescara. Si tornerà in aula probabilmente il 14 agosto, sempre che la commissione, riconvocata per giovedì, riesca a votare il testo della riforma. Le perplessità della minoranza riguardano soprattutto i costi dell’operazione che con l’introduzione di due nuove figure apicali potrebbero lievitare. La legge arrivata in commissione limitava in effetti il blocco dei costi al 2014. Successivamente un emendamento della maggioranza ha introdotto un vincolo di bilancio per gli anni successivi, tale che non si possa superare i costi del 2014. Dovrebbe così cadere uno dei principali argomenti che ostacolano la convergenza tra maggioranza e opposizione su una riforma che tutti dicono, in linea di principio, irrinunciabile. In serata i capigruppo del centrosinistra hanno rilasciato una dichiarazione comune di appoggio al testo della riforma per fugare impressioni di sfilacciamento della maggioranza. Mentre Forza Italia nega qualsiasi atteggiamento ostruzionistico. Per il capogruppo forzista Mauro Febbo la riforma è «giusta e importante», ma va discussa «nei modi e nei termini previsti dal dibattito tra maggioranza e opposizione, e soprattutto concertata con i sindacati». Diversa la posizione del Movimento 5 Stelle che intravede «derive autoritarie». «Il direttore generale della Giunta», spiega il consigliere Domenico Pettinari «a nostro parere rischia di accentrare eccessivamente nelle mani di una sola persona decisioni prima condivise fra più dirigenti. Lo stesso vale per i commissari che possono avocare a sé alcuni procedimenti. Procedimenti che anche la Giunta, in determinati casi, può avocare».