ROMA Marcia indietro del governo sugli esodati della scuola e sull’uscita obbligatoria dei professori universitari a 68 anni. E marcia indietro anche sullo svecchiamento della Pubblica amministrazione con uno stop al ricambio generazionale, almeno per ora. Non ci sono le coperture finanziarie, come aveva denunciato tra le polemiche il commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli, e il governo è costretto a presentare emendamenti che modificano una parte fondamentale del decreto sulla Pubblica amministrazione. In serata è lo stesso Matteo Renzi a promettere a breve un nuovo intervento “ampio” del governo per sanare la situazione. L’emendamento sulla “quota 96” non c’entrava nulla con la ratio della riforma della Pa ed è quindi giusto toglierlo dal decreto, fa sapere il premier. Ma palazzo Chigi, insieme al ministro Madia e a quello dell’Istruzione, Giannini, sta lavorando a un intervento sulla scuola che arriverà entro fine agosto. È lo stesso ministro Marianna Madia a confermare davanti alla Commissione Affari costituzionali del Senato l’ennesima doccia fredda per chi, come gli insegnanti, è rimasto intrappolato nella maglie di una svista della legge Fornero. «Dobbiamo correre e, a questo punto, visto che è stata messa alla Camera, mi sembra ragionevole» che la fiducia venga posta anche al Senato, dice Madia. Il Senato dovrà cassare quanto approvato dalla Camera e lo farà in tempi strettissimi già oggi. Le modifiche non riguardano solo gli insegnanti. Cassato anche il pensionamento di ufficio per professori universitari e primari a 68 anni, mentre non mutano le soglie per i dipendenti pubblici (62) e per i medici (65). Cancellata anche l’«opzione donna» che avrebbe consentito a un centinaio di insegnati di andare in pensione rinunciando al sistema retributivo. Il provvedimento così modificato approderà in aula dove oggi avrà la fiducia, la 18esima dell’era Renzi. Ma le modifiche non piacciano ai sindacati né alle opposizioni. «Il governo dei soli annunci ha colpito ancora: per i lavoratori della scuola “quota 96” si allontana di nuovo il diritto di andare in pensione», attacca Sel, «continua l’intenso riformismo del governo senza riforme» scrive Nichi Vendola. «Quattromila insegnanti fregati dalla Fornero sono stati rifregati da Renzi: dovevano andare in pensione ma il governo non trova i soldi, altra promessa non mantenuta, altra Renzata», denuncia il segretario della Lega, Matteo Salvini. Per il Movimento cinque stelle quella del governo è «una vergognoso dietrofront. «Il ministro Madia deve andare a spiegare come mai le risorse per continuare a pagare stipendi e pensioni d’oro ai parlamentari ci sono mentre per correggere una palese ingiustizia no», affermano i parlamentari grillini delle commissioni Cultura di Camera e Senato. Ma critiche profonde arrivano anche dai sindacati. «C’è qualcosa che non va se ogni volta che si interviene per sanare palesi ingiustizie nei confronti dei lavoratori scatta il contrordine, non è accettabile», attacca Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. «Se la riforma Fornero fosse stata discussa con il sindacato non ci saremmo trovati di fronte all’ennesimo pasticcio di questi giorni con gli emendamenti presentati dal governo, con l’avallo di tutte le forze politiche e poi precipitosamente ritirati dallo stesso governo», avverte il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. Per Bonanni quanto accaduto ieri è «l’ennesima dimostrazione del dilettantismo della classe politica del nostro Paese». Grande delusione anche nelle categorie per la mancata staffetta generazionale, promessa dal governo e dal ministro Madia. «Ha vinto il gattopardo, il principio tipicamente italiano del cambiare tutto per non cambiare niente: non chiedevamo la rottamazione totale e completa del sistema sanitario ma neanche ci aspettavamo la difesa dello status quo che impedisce a tanti giovani medici e chirurghi di trovare lavoro: i nostri rappresentanti pensano ai giovani solo a parole», dice Giovanna Ioia dell’associazione Giovani chirurghi. «La staffetta generazione per ora è rimasta chiusa nei cassetti», constata anche il segretario nazionale della Cgil medici, Massimo Cozza. Da registrare anche un nuovo attacco contro Cottarelli e i tecnici del Tesoro con Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che su twitter difende il provvedimento su “quota 96” cassato dal governo. «I diritti vengono prima di ragionieri e giochi di palazzo».