CHIETI Nessun passo indietro della Provincia, sul trasferimento allo Scalo di otto classi del liceo scientifico «Masci». Qualche apertura si registra invece sul fronte dei collegamenti. «I problemi relativi al trasporto pubblico ci sono e faremo di tutto per risolverli. Per quanto riguarda invece le altre motivazioni non le posso né accettare né prendere in considerazione». L'assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Carla Di Biase, non usa giri di parole e sulla controversa decisione di spostare otto classi del «Masci» nella sede del «De Sterlich» annuncia che non farà passi indietro, anche se si dice disposta a «tentare di risolvere il problema logistico dei collegamenti via autobus». La Di Biase assicura che studierà a fondo la questione, una volta acquisiti i dati sugli alunni che arrivano da fuori città e dalle periferie cittadine, per capire se chiedere all'Arpa e alla Panoramica integrazioni tariffarie, sconti ad hoc e corse in più. E' quanto ha riferito ieri nell'incontro con gli studenti. Alla riunione erano presenti anche la vice preside, Rosanna Gialloreto, alcuni genitori e un esponente di Teate 5 Stelle, Stefano Caravaggio. Gli alunni hanno espresso le loro perplessità. Le posizioni non sono univoche. «Gli studenti sono divisi su questo trasferimento», dice Gaetano Salcuni, uno dei rappresentanti del «Masci». Le classi trasferite sono: la terza D, le quarte B-C-D-F e le quinte B-D-E. Salcuni è uno di quelli che finirà allo Scalo: «Ho paura che saremo dimenticati - dichiara - e che ci sentiremo abbandonati». Timore condivido da diversi ragazzi, soprattutto a seguito delle voci secondo cui alcuni professori non vorrebbero trasferirsi allo Scalo. Fabio Ferrante, altro rappresentante d'istituto, si dice invece «pronto a fare sacrifici, se servono a risparmiare i 209 mila euro annui dell'affitto dell'ex succursale». Per Luca Orbetti, «l'importante è che una decisione d'emergenza non diventi definitiva». Il collegamento con i bus resta, dunque, la difficoltà maggiore, soprattutto per gli studenti fuori sede, costretti a fare i conti con orari e coincidenze. Senza dimenticare il problema economico. «Io pago già 500 euro d'abbonamento - racconta una studentessa di Roccamontepiano - non posso pagarne altri 200 per un secondo». Per Alessandro Losito, infine, non dovrebbero essere sottovalutate «la continuità didattica messa a rischio e l'idea di un'unica comunità scolastica che verrebbe meno».