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Pescara, 24/11/2024
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Data: 07/08/2014
Testata giornalistica: Rassegna.it
La Cgil denuncia la riforma del lavoro all'Ue. Il sindacato di Corso d'Italia: "La riforma Poletti è in contrasto con la prevalente disciplina europea sul tema. Eliminare la causalità dei contratti a termine lascia spazio a usi impropri e introduce discrezionalità a scapito del lavoratore"

La Cgil nazionale ha presentato una denuncia alla Commissione europea contro la Riforma del lavoro varata del governo perché in contrasto con la prevalente disciplina europea sul tema.

Su un punto in particolare il sindacato di Corso d'Italia insiste: la legge 78, eliminando l'obbligo di indicare una causale nei contratti a termine, sposta la prevalenza della forma di lavoro dal contratto a tempo indeterminato al contratto a tempo determinato. Tutto ciò è n netto contrasto con la disciplina europea che, al contrario, sottolinea l'importanza della “...stabilità dell'occupazione come elemento portante della tutela dei lavoratori”.

Il ricorso fa leva su fonti normative ma anche su sentenze già emanate dalla Corte di Giustizia europea su normative analoghe, come quella greca che pur faceva riferimento a contratti a causali di durata massima inferiore a quelli oggi introdotti dalla Riforma del Lavoro italiana.

Quattro i punti principali su cui si basa il ricorso:

- la causalità per il ricorso ai contratti a termine rappresentava un argine contro un loro utilizzo improprio. Eliminarne la motivazione lascia spazio a usi impropri che penalizzano il soggetto debole, il lavoratore;

- il combinato disposto di acausalità, rinnovi e proroghe espone il lavoratore al rischio di non riuscire a firmare mai un contratto “stabile” indicato come “contratto comune” proprio dalla normative UE, con forti penalizzazioni soprattutto per i soggetti più “a rischio”, lavoratori over 50 e donne;

- si introduce un'assoluta discrezionalità rispetto ai licenziamenti;

- non c'è alcuna prova statistica che all'aumento della precarietà corrisponda un aumento dell'occupazione.
L'obiettivo della denuncia, per la Cgil, è quello di cambiare norme che stanno penalizzando fortemente i giovani e i soggetti più deboli rendendo più vulnerabili socialmente e economicamente generazioni di lavoratori.

La disciplina del nuovo contratto a termine coinvolge già due terzi dei nuovi contratti attivati il che significa che le future occasioni di lavoro non tenderanno alla stabilità.

“Al contrario- evidenzia il sindacato di corso d'Italia- la filosofia di Europa 2020 relativa alla strategia per l'occupazione si basa su due concetti : migliorare la qualità degli impieghi garantendo migliori condizioni di lavoro, garantire che la flessibilità sia accompagnata da maggiore sicurezza. Orientamenti totalmente assenti nella Riforma del Lavoro e sui quali chiediamo al Governo di porre riparo cancellando quelle tipologie contrattuali fonte di abusi nel nostro ordinamento e riportano i contratti a termine ad un uso funzionale con peculiari esigenze dell'impresa che ne giustificano l'utilizzo”.

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